La delicatezza del tema – migranti è un elemento col quale è l’ora di iniziare a fare davvero i conti, anche nelle piccole realtà locali. La protesta di ieri, il presidio delle Piagge con qualche residente e militanti ed esponenti politici di destra, è un episodio che fino a qualche tempo fa sarebbe stato impossibile persino immaginare in un comune come Cortona.
E invece proprio nel giorno dell’inaugurazione del festival che meglio rappresenta la nostra tradizione di apertura al mondo e alla multiculturalità (Cortona on the move), la città etrusca si è ritrovata a dover registrare ciò che, in modo del tutto simile, è accaduto anche altrove.
Cittadini preoccupati, che evidentemente considerano l’arrivo di 23 migranti un problema ben più importante di altri tanto da andare a manifestare, forze politiche che sottolineano le storture di un sistema di accoglienza trovando linfa vitale e giustificazione per la loro esistenza.
Quello che è accaduto non può essere trattato con solo snobismo o disprezzo, uno status di Facebook seguito da apatia, non ci si può limitare a fare i conti sui presenti o riassumere tutto nell’espressione “fascisti” per poi rimettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi, non facendo nulla e aspettando che passi. E’ l’ora di capire e agire.
Più volte, su queste pagine, si è cercato di spiegare come funziona il sistema di accoglienza di chi arriva in Italia e chiede asilo politico. Lo si è fatto perchè un primo grande problema è l’assenza di informazione sul tema e sui meccanismi, sui percorsi, sulle regole, sui ruoli, su chi ci rimette e chi ci guadagna in tutta questa storia.
Più volte si è anche scritto su quello che un’amministrazione comunale può fare. Poco, ma non niente. Può pretendere di essere informata più e meglio, può cercare di indurre i “soggetti gestori” che hanno in consegna i migranti a comportarsi in maniera più corretta possibile tenendo un rapporto quotidiano con chi amministra il Comune, il quale deve però rendersi conto che fare l’amministratore non è fare l’impiegato (con tutto il rispetto per gli impiegati), ma è un ruolo con responsabilità enormi che richiede una coscienza più profonda, coraggio talvolta sovrumano e uno sforzo quotidiano, anche creativo, per andare oltre la soglia della sufficienza.
E ancora, più volte, si è suggerito di rispondere alla paura con iniziative che favoriscano la conoscenza, lo scambio, la vicinanza.
Ci si preoccupa di farli lavorare, ma forse sarebbe più utile farli conoscere. Non si può stigmatizzare la paura e chi la cavalca se non si fa niente per sradicarne le basi, prima fra esse la non conoscenza. Il Comune si faccia carico di questo.
Stavolta davvero non c’è più giustificazione per procastinare. Bisogna agire. Subito.
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