Regionali in Emilia Romagna e Calabria con affluenza alle urne sotto al 40%. 6 cittadini su 10 non sono andati a votare. Non s’era mai vista prima in Italia una roba simile, salvo rarissimi episodi in dimensioni locali molto piccole, per motivi ben precisi e ‘contingenti’. Stavolta un motivo preciso non c’è, ma si possono immaginare una serie di ragioni molto pericolose. Vediamole insieme
Prima di tutto non si va più a votare per disinteresse, ma anche per disaffezione.
Disinteresse significa non ritenere la politica una cosa di cui ha senso occuparsi. Per questo una se ne frega, tanto non serve a niente
Disaffezione significa invece ritenerla importante, ma aver perso speranza di incidere su essa col proprio voto o non trovare nulla che corrisponde alle nostre idee o che riteniamo degno di ricevere una crocetta che significa fiducia
I tentativi di tenere attaccati i cittadini alla politica operati dall’attuale classe governante sono tutti infruttuosi. Non funziona trattare la politica in Tv alla stregua del calcio, con decine di talk che riempiono i palinsesti a costo zero, ma non migliorano le cose. Il dibattito si semplifica fino a livelli sotto-infantili, la barbarie si diffonde sempre più e con essa il rifiuto-riflusso disinteressato. Tant’è che ormai la politica è materia per ultras, per malati d’ambizione o per mezzi disperati (cfr questo precedente articolo)
Non funziona nemmeno l’arroganza di chi crede di avere la ricetta per risolvere tutto in poco tempo e accusa chi la pensa diversamente di essere solo un disfattista e/o un conservatore fuori dal tempo.
Purtroppo non si può ancora pretendere che gli italiani, anarchici e variegati per storia e per Dna, la pensino in una sola maniera, tutti uguale al massimo con qualche lieve sfumatura.
La ciliegina sulla torta sono poi le nuove Leggi elettorali (regionali e nazionali) che ancor più vorrebbero instaurare il pensiero unico cercando di ridurre tutto a sole 2 possibilità di scelta quasi uguali fra loro. Fanno lo stesso effetto dei talk politici in Tv… e le preferenze reintrodotte non migliorano granchè le cose
La lecita preoccupazione, adesso, è in vista delle regionali toscane.
Voteremo noi, nel 2015. A decidere sarà la maggioranza (relativa) di una minoranza? Saranno i più fra i meno a scegliere per tutti? Toccherà anche a noi assistere a festeggiamenti alquanto bislacchi, visto che a dirsi vincitore è qualcuno che si e no ha raccolto il consenso di 1 cittadino su 5?
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purtroppo è chiaro il messaggio che giunge dall'elettorato assenteista: la democrazia gestita dagli attuali partiti è fallita: se non li rifondiamo profondamente ricollegandoli alla cittadinanza come interpreti della sua volontà correremo il rischio di una svolta autoritaria, cioè antidemocratica; ma questo è in conflitto con gli interessi degli apparati e degli uomini che li compongono; sono molto pessimista perché ho verificato che è quasi impossibile abbattere la loro difesa dei privilegi di casta.
è vero Giancarlo! E finchè la maggioranza del paese resterà divisa tra chi vota con la logica dello scambio (e ce n'è tanta di gente così) e chi a votare non ci vuole andare non capendo che così si aiuta il peggio del peggio della politica sarà dura porre nei meccanismi di questa che in fondo non è più democrazia una speranza di cambiamento. Dobbiamo essere noi tutti in prima persona ad impegnarci nella politica, togliendola agli affaristi e restituendola al popolo lavoratore, a coloro che tengono in piedi questo paese con i loro sacrifici e che comprendono che è l'ora di farla finita con questo continuo scippo ai nostri danni!