Scatta la liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali. Potranno aprire quanto e quando vogliono, senza regole. Non essendomi ancora del tutto ripreso dalla vacanza a Mahnattan, dove tutto è open 24 hrs, lipperlì accolgo la notizia positivamente. “Finalmente“” dico, “non dovrò più affrettarmi a fare la spesa entro le 8 di sera, potrò comprare le sigarette (brutto vizio) anche di notte senza cercarmi gli spiccioli in tasca e se verrò colto alle 3 di notte da un attacco di fame non mi dispererò trovando il frigo vuoto, tanto ci sarà sempre un supermercato o un bar aperto a due passi da casa“.
Ma poi sento che la Regione Toscana ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale parlando di provvedimento che uccide la piccola impresa, mi ricordo improvvisamente di abitare a Cortona e non sulla Broadway e comincio a ragionare un po’.
L’open 24 hrs in Italia, e in Valdichiana, a me piacerebbe tantissimo ma probabilmente non avrebbe molto senso. O meglio, avrebbe un senso se non ci fosse da sobbarcarsi un trapasso verso una realtà diversa, più newyorkese, dalla quale siamo lontani anni luce e che non è nel nostro stile e nella nostra cultura. Un trapasso che certo in un momento di crisi come questo sarebbe una coltellata.
Preciso che ritengo giusto pensare che chi ha diritto a vendere possa farlo come e quando vuole e che una svecchiata al nostro mondo del commercio sicuramente sarebbe utile. Però…analizziamo caso per caso le realtà che esistono da noi.
Un negozio o bar a conduzione familiare cosa farebbe? Si troverebbe costretto, per non perdere terreno commerciale, ad allungare l’orario di apertura. Con quali forze umane? Sempre le stesse, perchè se avesse avuto introiti sufficienti avrebbe assunto uno o più dipendenti già adesso. Quindi le stesse persone starebbero a lavorare più ore. Guadagno in termini occupazionali: zero. E addio vita privata per la famiglia dei proprietari.
Un esercizio con qualche dipendente cosa farebbe? Allungherebbe anch’esso le ore di apertura. Assumerebbe a questo scopo qualche nuovo addetto? E’ facile pensare di No, perchè sennò già l’avrebbe fatto. Il saldo in termini di posti di lavoro sarebbe quindi ancora zero, con inevitabile richieste di lavoro extra per chi già vi lavora.
Chi beneficierebbe principalmente dell’apertura senza regole? La grande distribuzione, che ha margini maggiori e può permettersi un giro di dipendenti molto ampio, da usare in molti modi flessibili. E infatti a New York il negozietto familiare è, a parte alcuni quartieri, un’entità inesistente. Ci sono soltanto catene, ci sono solo commessi, e i proprietari non si vedono mai. Un po’ come i gran farabutt lup man al vertice dell’azienda del rag. Fantozzi. Ah, e poi chi lavora (es: camerieri) prende pochissimo e guadagna con le mance, che sono obbligatorie. Chi le paga? I clienti.
Detto questo però c’è forse da ripensare di nuovo tutto da capo per alcuni centri della nostra Valdichiana che vivono situazioni particolari. Ad esempio Cortona e Montepulciano e altri luoghi che d’estate o nelle feste godono di un fortissimo afflusso turistico. Il commercio è tutto fatto (fortunatamente) di piccole imprese familiari o quasi, ma certo qualche possibilità in più di tenere aperto non farebbe male perchè i turisti girano un po’ a tutte le ore e in certi periodi “caldi” il business può esserci sempre, anche dopo cena o di notte.
E’ possibile quindi rivedere il provvedimento differenziando in modo ragionato le concessioni?
Tutto questo, ovviamente, tenendo ben presente che molte liberalizzazioni sarebbero più utili per dare all’Italia un volto più moderno e giusto, ma chissà perchè non arrivano mai…
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secondo me si tratta anche di una questione culturale. A titolo di esempio, mi ricordo ancora l'intervista su Sportweek a un giocatore islandese titolare della Reggina (mi sembra si chiamasse Halfredsson). Domanda: "cosa ti ha colpito di più dell'Italia?"
Risposta: "il fatto che i negozi chiudono dalle 12 alle 16". Per fortuna, l'orario continuato inizia a muoversi anche in Italia. Una fortuna soprattutto se vogliamo capire, una volta per tutte, che la nostra UNICA via di salvezza è il turismo.
E poi, suvvia.... io che faccio pausa pranzo col panino, sarei morto di fame se la Coop chiudesse all'ora di pranzo!!
Nella Valdichiana la liberalizzazione del commercio porterà una grande confusione, solo i grandi centri commerciali potranno trarre vantaggio da questa opportunità, potranno capirne o carpirne i benefici essendo abituati già ad una gestione dinamica del personale, ma sarà ancora a maggiore scapito di quelle piccole imprese a cui auguriamo un 2012 migliore, non è questa la strada.
Per le aziende familiari è già un sacrificio adesso restare aperti tutto il giorno 08:00-20:00, la certezza dell'orario e la consuetudine ha fatto si che si sia creato un'intesa ideale tra il cliente ed il commerciante, da spingere uno ad andare ad acquistare e l'altro pronto a vendere in quell'orario ed in quei giorni, è una regola d'oro e di rispetto tra le parti che nei paesi ha funzionato fino ad oggi, vorrei vedere il sig. Mario delle Chianacce che dopo 8 ore in officina, si fa la doccia, cena e poi con la moglie, verso le 22.00, va a comprare un paio di carpe, è un'impostazione ideologica che va bene nelle grandi città non certo da noi.