Si è svolto ieri l’ultimo Consiglio Provinciale, seduta finale del quinquennio con cui si è chiusa l’epopea delle Province per come le abbiamo intese negli ultimi decenni. Accusate ormai da tempo nella vulgata di essere enti inutili e di rappresentare solo uno spreco da oggi rischiano di diventarlo veramente, grazie a un capolavoro di ingegneria costituzionale di rara assurdità. Se infatti finora ci trovavamo davanti a un organo elettivo, quindi democratico, con un Presidente, un Consiglio, una Giunta, un apparato di dirigenti e dipendenti con precisi compiti e deleghe da domani avremo un ibrido incomprensibile in cui non ci sarà più nulla di democratico e soprattutto non ci sarà chiarezza su compiti e funzioni e sul rapporto fra parte tecnica e politica
I Presidenti ci saranno comunque: saranno Sindaci eletti dagli altri Sindaci. Costoro, che indubbiamente si ritroveranno ad accettare la carica con la stessa euforia che si prova quando si riceve una mazzata fra capo e collo, oltre al loro lavoro di Sindaco dovranno sobbarcarsi il compito di presiedere l’altro ente, senza stipendio, ma coi rimborsi che inevitabilmente (e giustamente) riceveranno per i vari spostamenti. Perciò finiranno per costarci lo stesso. Stessa cosa per i componenti del nuovo Consiglio, che saranno scelti fra i consiglieri comunali
Cosa saranno chiamati a fare i Presidenti dopo essere stati nominati (pare a inizio autunno)? Bella domanda. A cui per ora manca una risposta chiara. Forse si diletteranno solo a presenziare con la fascia blu a cerimonie e ricevimenti, svolgendo quindi un mero ruolo di rappresentanza, o forse no
Nel contempo che fine farà il personale? Quanti e quali deleghe resteranno comunque in capo all’ente, che in questi anni ha sviluppato molto alcuni settori, con risultati a volte ottimi (viene in mente, tanto per fare un esempio, il servizio viabilità che sale in cattedra a ogni nevicata o quello di formazione-lavoro)? Tali asettori ischiano di finire spezzettati malamente fra comuni, regioni e governo, in un nuovo mosaico dai contorni poco chiari
Se tutto ciò, come viene detto, è solo una fase di “trapasso”, di cui comunque sfugge il senso, c’è da augurarsi che duri poco e che si arrivi quanto prima alla rimozione definitiva. Principio che non condivido, ma che sicuramente avrebbe più senso dell’ibrido che va costituendosi. Se invece non si vuole abolire le Province del tutto lasciando vivo questo “capolavoro” di riforma si pensi a sfoltire le nebbie alla svelta, perchè così si rischia di provocare la paralisi in molti campi, alcuni dei quali fondamentali con conseguenze estremamente gravi
Peraltro già si vedono le prime avvisaglie di nodi che rischiano troppo velocemente di arrivare al pettine: sarà sicuramente un tema secondario e un capo “minore”, ma è notizia odierna che non verrà più organizzata la “Notte Rosa” ad Arezzo, perchè non si sa chi dovrebbe occuparsene. Ripeto: i problemi veri sono sicuramente altri, ma tale evento richiamava ogni anno migliaia di persone nel capoluogo e sicuramente la sua sparizione è una perdita non solo per il rilievo “contenutistico”, ma anche per il giro di affari e il “movimento” che riusciva a creare