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L’affaire-Sallusti: qualche considerazione

Il tema del giorno, che ci coinvolge un po’ tutti, è l’affaire-Sallusti. Notando da lunghe discussioni Facebookiane che anche nel nostro entourage le posizioni sono alquanto distanti e che in giro c’è parecchia gente che approva la galera come pena per chi diffama provo a dire la mia (ripeto: la mia!!!), dopo una doverosa premessa.

Sia chiaro che non amo lo stile giornalistico di Sallusti e soci e con quello che scriverò non voglio difenderlo, nè dire che i giudici abbiano sbagliato la sentenza, che un giornalista possa anche permettersi di sbagliare facendola franca o che non si debba punire il reato di diffamazione a mezzo stampa. Detto questo credo però ci siano delle considerazioni da fare a mente fredda:

– la prima è che la legge è fuori dal tempo. Forse nel 2007, anno dell’articolo incriminato, non eravamo ancora nella situazione in cui siamo adesso, ma nel 2012 è possibile smentire le notizie false diffuse a mezzo stampa in modo efficace e veloce con modalità diverse dalla richiesta di rettifica o dalla querela. Non sono più i tempi delle paginate con l’articolo diffamatorio e del quadratino invisibile il giorno dopo con la rettifica. Adesso basta una Tv, un sito, un altro giornale, 5 righe di comunicato stampa in cui, con prove e controprove, si dimostra che il giornalista ha scritto una cavolata per annullare l’offesa subita, perchè tutto entra in rete e arriva a tutti in un breve lasso di tempo. Tutto questo, quindi, pur nella necessità di punire il reato di diffamazione, rende secondo me eccessive pene come la detenzione. Pene oltretutto inutili, perchè il giornalista che finisce in galera poi, una volta che esce, può tranquillamente riconominciare a scrivere.

– la seconda è che di fronte a determinati spauracchi (la galera per Sallusti, i milioni di euro di risarcimento a cui è stato condannato Formigli querelato da Fiat ecc ecc) diventa sempre più irrealizzabile la presenza in Italia di un giornalismo libero. Già c’è il tappo del controllo economico-politico, che ha in mano le proprietà dei giornali, poi ci sono i problemi di una professione ormai senza tutele contrattuali, aggiungetevi pure la costante minaccia, appena si solleva un tema spinoso, di finire querelati con annesso il rischio di beccarsi pene pecuniarie insostenibili o addirittura la detenzione…

– le terza non è una considerazione, ma una domanda. Cattiva e tendenziosa. Se al posto dell’indubbiamente antipatico Sallusti ci fosse stato un qualsiasi altro giornalista di altra posizione politica i forcaioli di oggi avrebbero detto e scritto le stesse cose? Oppure avrebbero fatto le barricate in piazza in difesa della libertà di stampa contestando la sentenza? Propendo per la seconda ipotesi.

– la quarta considerazione vale come suggerimento a tutti i politici che si sono sprecati con dichiarazioni in difesa di Sallusti e della libertà di pensiero: invece di chiacchierare pensate a nuove leggi che garantiscano una vera tutela di questa professione premiando chi la fa bene e punendo chi la fa male. Una regolamentazione nuova che non si occupi di difendere le caste nè di salvare chi sbaglia, ma ponga le basi per evitare il verificarsi di episodi come questo, con nuove norme che permettano di svolgere la professione di giornalista in modo libero e colpiscano colui che compie un errore (con dolo o senza) in modo più efficace e meno medievale rispetto a sbatterlo in galera.

Michele Lupetti

Colui che nel lontano 2006 ideò tutto questo. Fondatore e proprietario di ValdichianaOggi, dopo gli inizi col blog "Il Pollo della Valdichiana". Oltre a dispensare opinioni sulle cose locali è Beatlesiano da sempre (corrente-Paul Mc Cartney), coltiva strane passioni cinematografiche e musicali mescolando Hitchcock con La Corazzata Potemkin, Nadav Guedj con i Kraftwerk. I suoi veri eroi, però, sono Franco Gasparri, Tomas Milian, Maurizio Merli, Umberto Lenzi... volti di un'epoca in cui sarebbe stato decisamente più di moda: gli anni '70

View Comments

  • Caro Michele,
    secondo me bisogna distinguere tra chi mente sapendo di mentire e chi pubblica una notizia falsa per errore. Nel giornalismo moderno purtroppo capita sempre più spesso che vengano volutamente date notizie false o distorte per mettere in ombra questo o quel politico sapendo che anche se dovesse essere pubblicata una smentita, questa non avrebbe il clamore della notizia orginaria e non rimbalzerebbe tra gli organi di stampa.

  • Mi dispiace ma non concordo.
    In primo luogo una legge, anche se fuori dal tempo, va rispettata. Se veramente lo è, si riforma o si abolisce, ma finché è vigente la si applica. A chiunque indistintamente.
    Parlare poi di libertà di stampa è pretestuoso. Chiunque è libero di scrivere ciò che vuole, purché non violi la legge. Se insulti o diffami qualcuno, commetti un reato e ne devi affrontare le conseguenze.
    Questo della libertà di stampa è uno spauracchio pretestuoso, agitato quando si vuole mantenere un comodo status quo. Come quando viene prospettata una riforma della legge sulle intercettazioni.
    In realtà i giornalisti sono una casta che ha privilegi enormi (come a livello previdenziale) e nella quale, almeno nella stampa e tv nazionali, puoi entrare solo per conoscenze o favori.
    Anche i giornalisti, fino a prova contraria, sono cittadini italiani, ed a me un Sallusti che è andato in tutte le tv (anche La7 e Rai, che spesso insulta) per suscitare pena e compassione, fa solo rabbia e disgusto

  • Mi dispiace ma trovo che l'opinione di questo articolo - ritengo in virtù di una mancata conoscenza dei termini della questione mista alla presunzione di averne invece una salda contezza - sia assolutamente poco acuta e del tutto acriticamente allineata all'impostazione del dibattito nei termini sbagliati in cui esso è stato posto, con la conseguenza che essa si rende soldatino di una battaglia che, se il dibattito fosse stato impostato in termini corretti, non starebbe nè in cielo nè in terra (viceversa i commenti scritti prima del mio, che non pretendono di essere dei panegirici, danno una lettura semplice della faccenda e in essi si può leggere pertanto buon senso).
    Credo che prima di parlare di questioni altamente delicate come questa, soprattutto se si ritiene che quello che si sta facendo è un approfondimento, sarebbe opportuno avere una buona conoscenza del quadro giuridico. Anche perché alla fine è il quadro giuridico che è finito per essere criticato, acriticamente.
    Qui vi è un gioco, al di là della questione sulla diffamazione, una questione fondamentale sul rapporto tra stampa e opinione pubblica e sarebbe necessario che i giornalisti che parlano della questione lo facessero con cognizione di causa e con completezza, impostando il problema nei termini corretti, in maniera tale che l'opinione pubblica possa autodeterminarsi nella maniera più libera possibile. Altrimenti quella che si pone in essere - e capita spesso - è soltanto una strumentalizzazione ed una manipolazione di un'opinione pubblica che viene "formata" da parte di certa stampa a proprio piacimento per il conseguimento di fini personali. Ed è proprio quando succedono queste cose che bisognerebbe avere una salda visione complessiva delle questioni sì da non abboccare agli ami lanciati (nel caso di specie dal Giornale).

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Michele Lupetti

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