Aldilà del titolo altisonante e un po’ ironico, viste le tante polemiche che ormai da anni serpeggiano nell’opinione pubblica riguardo al ruolo delle amministrazioni provinciali (“A che servono?” se lo sono chiesto in tanti…), la notizia c’è: Arezzo è salva. In base al Censimento Istat 2011, che come stabilito dal Governo è quello che fa fede per decidere quali province tagliare e quali no, la soglia dei 350mila abitanti è superata (350.530). Per 530 unità Arezzo soddisfa quindi i criteri richiesti per evitare l’accorpamento.
Ma il ragionamento da fare è un altro.
Per prima cosa: il taglio delle Province andrà davvero in porto?
Analisi dei giornali nazionali di questi giorni hanno rilevato alcune storture che sarebbero emerse dall’applicazione di una mera logica matematica. Ad esempio alcune fusioni che rappresenterebbero qualcosa di quantomeno balsano, visto che spesso fra vicini ci sono rivalità secolari e la prospettiva di mettersi tutti insieme è al limite dell’improponibile (ad es: Pisa e Livorno…sai che gag sul Vernacoliere…). Visto che siamo nel paese del Vorrei ma non posso e dei continui dietrofront è lecito aspettarsi qualche ripensamento.
Seconda cosa: il taglio delle province porta davvero un risparmio ingente?
E’ da mesi che il nostro buon Vasai si affanna a ribadire che il peso delle Province sulla spesa pubblica totale italiana è di appena l’1.5%. Poco, davvero. Si, certo ci saranno stati gli sprechi. Ma quanto hanno inciso veramente sul totale nazionale? Inoltre è difficile capire come, anche tagliando gli enti in sè, si riesca poi a risparmiare davvero su quell’1.5%. Sì, ci sarebbero meno presidenti, assessori e forse consiglieri (forse), ma le sedi degli uffici nelle singole città sparirebbero? E i dipendenti sarebbero licenziati?
Terza cosa: ma come farebbero poi le Province a portare avanti il loro ruolo sulle molte deleghe di cui sono responsabili? Con quali soldi? Con quali organi e strutture? E con quale rappresentatività reale nel territorio e vicinanza ai cittadini?
Più che tagliare alcune Province sì e alcune No, con accorpamenti balsani, riduzioni di trasferimenti incomprensibili e remissioni di deleghe tutte da chiarire, forse sarebbe meglio ripensare tutta la struttura dello Stato e la sua Organizzazione. Se proprio vogliamo toglierle togliamole tutte, le Province, visto che toglierne alcune (a parte, forse, le ultime istituite nelle regioni a statuto speciale, dove davvero si è esagerato) è evidentemente quasi inutile. E magari guardiamo anche a altri enti statali e parastatali la cui utilità è quantomeno discutibile. E soprattutto, infine, pensiamo a non lasciare i cittadini senza punti di riferimento, senza più sapere a chi andare a chiedere certi servizi, perchè già ci sentiamo abbastanza smarriti e abbandonati adesso, figuratevi senza la Provincia
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Sull'eliminazione di alcune Province, avrei un'ulteriore puntualizzazione da fare: Oltre a non poter licenziare (per fortuna) i dipendenti delle Province che verranno tagliate, i presidenti delle medesime, e tutti gli altri vari dirigenti, continuerebbero a prendere lo stesso stipendio (per legge non glielo possono diminuire) ed allora il risparmio dove sta? Forse quando andranno in pensione (se ancora esistera) gli attuali, non ne riassumeranno/rinomineranno, ma troppo ce ne vuole per vedere il beneficio economico ......
Come fare i calcoli senza la calcolatrice la memoria puo fare cilecca, se il "Lavoro non è un diritto" e il "Posto fisso ce lo dobbiamo scordare"... le chiusura delle Province deve causare come la chiusura di una grande Fabbrica (anche se la fabbrica, produce....) devono essere tutti licenziati e messi in Cassa Integrazione o Mobilità, se non c'è piu lavoro se lo cercano... Siccome chi lavora in Provincia, dai Dirigenti (super pagati!!) al semplice Operaio, sono persone che per trombamenti elettorali o conoscenze, si ritrovano con il posto fisso. Se devono chiudere, che chiudano TUTTE o Nessuna.