Visto che pioveva e toccava stare in casa mi sono preso un po’ di tempo per recuperare curiosità “arretrate” e ho letto con attenzione tutto il disegno di legge “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di Comuni” partorito nell’Agosto scorso dal Governo. Il testo dovrebbe rappresentare la quadra definitiva di un problema, quello del destino degli enti provinciali, oggetto di lunghi dibattiti e poi di primi tentativi di modifica pensati ai tempi dell’esordio del governo Monti. A seguire l’infinita (e inutile) polemica sugli accorpamenti, che vide coinvolta anche Arezzo che rivendicava la sua autonomia da Siena e Grosseto, mantenuta dopo lunghe battaglie.
Polemica/battaglia inutile, dico io, perchè il quadro che emerge dal disegno di legge (detto “Del Rio”) è sconcertante.
– Prima di tutto la Provincia, per anni accusata nella vulgata popolare di essere un ente inutile, invece di essere abolita (ipotesi a mio avviso sbagliata, ma quantomeno più coerente) resta, ma diventa davvero un ente inutile poichè viene spogliata di tutte le sue funzioni. Comuni e Regione si prendono praticamente tutto, dalla scuola alla viabilità passando per la tutela del territorio: il problema è che quel che passa ai Comuni viene spezzettato in mille pezzi e tali enti sono troppo piccoli per avere una gestione sensata delle cose, mentre quello che passa alla Regione si perde nell’eccessiva grandezza. Di fatto “l’ente intermedio” provincia, che aveva senso proprio in quanto intermedio e con la giusta calibratura dimensionale per occuparsi di determinate cose, scompare. Ne resta solo un inutile scheletro
– Scheletro inutile e oltretutto eletto con metodi al limite del surreale. L’ente sarà “di secondo livello”, ossia eletto da qualcuno che già è stato eletto. Un metodo indiretto che non vede coinvolti i cittadini, con una perdita di rappresentanza democratica gravissima. I Sindaci saranno chiamati a scegliere il Presidente, mentre il Consiglio provinciale sarà costituito o da un gruppo di primi cittadini (solo quelli sopra 15mila abitanti, 9 in provincia di Arezzo), oppure eletto dall’assemblea dei Sindaci, che voterebbero scegliendo 12 membri esprimendo da 1 a 3 preferenze ciascuno. Il peso dei voti dei Sindaci nella scelta di tali consiglieri (e del Presidente) sarebbe però “ponderato” sulla base di coefficienti relativi al rapporto di popolazione: più abitanti ci sono, più il voto è pesante. Il metodo è evidentemente squilibrato: visti i nostri numeri a contare sulle decisioni sarebbe esclusivamente Arezzo, con qualche briciola ai comuni “intermedi” come Cortona, Sansepolcro, Montevarchi, San Giovanni ecc. ecc. I piccoli dovrebbero appellarsi alla correttezza dei “big”. Nessun accenno, infine, al funzionamento dell’organo consiliare e alle sue regole
Ci vuole poco a capire che, così organizzata, la nuova Provincia sarà ancora peggiore della vecchia. E’ davvero surreale notare come per risolvere un problema sull’onda dell’antipolitica, si giunga a soluzioni sballate che nulla potranno se non aumentare ulteriormente il rifiuto della politica nei cittadini.