Da qualche giorno circola in modo virale sui social la notizia del Comune di Perugia che ha modificato nell’ultima seduta del Consiglio Comunale il regolamento per l’assegnazione delle alloggi popolari. “Le case popolari prima agli italiani“: il titolo è di grande effetto, acchiappa i clic e autorizza ogni tipo di bestialità da parte di più o meno ingenui nazional-razzisti da tastiera, ma poi andando ad approfondire si capisce che la notizia è poca cosa, o quantomeno che non siamo di fronte a chissà quale rivoluzione
Prima domanda: la novità introdotta risolverà davvero il problema?
Il traguardo delle “case popolari prima agli italiani” dovrebbe derivare dalla modifica di un comma sull’attribuzione dei punteggi per la graduatoria di assegnazione. Tramite l’inserimento di un nuovo elemento (oltre ai tanti già esistenti) si assegneranno punti in maniera maggiore (4) a chi risiede stabilmente a Perugia da almeno 15 anni
E’ lampante che i 4 punti non possono risolvere il (presunto) problema delle case che finiscono sempre a immigrati arrivati da poco e rappresentano poco più che un palliativo all’interno di una struttura di valutazione molto più complessa e con molti altri elementi presi in esame.
In più la discriminante degli anni di residenza non penalizza solo gli immigrati, ma gli italiani stessi: fra essi coloro che hanno cambiato residenza spostandosi a Perugia per qualsiasi motivo da meno di 15 anni. Fra i penalizzati anche i giovani: ad esempio le neo-coppie arrivate ora in città per necessità di lavoro, oppure coloro che sono venuti a studiare nel capoluogo umbro da varie parti d’Italia e, dopo la laurea, hanno scelto di restare ecc ecc
Col nuovo comma introdotto si rischia quindi non solo di cambiare poco o nulla, ma addirittura di peggiorare le cose
Seconda domanda: il problema esiste davvero?
Alcune statistiche riguardanti l’Umbria (e buone anche per la Toscana, dove le percentuali sono simili) rivelano peraltro che degli alloggi popolari oltre l’80% è in mano a italiani. Il problema, quindi, non è così grave come sembra se si calcola che l’incidenza di stranieri sulla popolazione si aggira ormai intorno al 10%.
Un po’ di dati per avvalorare quanto scritto sopra: a Terni su 2.044 case l’88,2% (1.802) è stato assegnato a italiani, a Perugia su 1.510 in 1.050 (69,5%) risiedono nostri connazionali. Numeri simili anche nel resto della Regione: ad Assisi la percentuale di case abitate da stranieri è del 22%, a Città di Castello del 20,4%, a Foligno del 19%, a Gubbio del 15%, a Spoleto del 17%, a Todi del 19% a Narni del 13,5%, a Orvieto del 6,1%.
Sarebbe quindi più sensato sostituire allo slogan “Le case popolari prima agli italiani” il più sensato “Le case popolari prima a chi ne ha veramente bisogno” pensando quindi ad altre novità da introdurre, probabilmente meno efficaci in termini di audience, ma certo più eque
Perchè secondo me la sfida non è tanto quella di andare a colpire lo straniero in quanto straniero, ma il “furbo” (sia esso italiano o straniero) poichè disonesto
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