Pompata da una stampa e una politica che non sanno come sfangare l’Agosto (ci sono pagine da riempire e dichiarazioni da fare tutti i giorni per non sparire…) si intravede all’orizzonte la clamorosa minaccia: sta per esplodere la “bomba” dei migranti. Paura e odio dilagano a macchia d’olio e l’escalation di bestialità dette e scritte sale a dismisura. Ma d’altronde di qualcosa bisogna campare e su qualcosa bisogna speculare, ovviamente tirando sempre verso il peggio, per svogliatezza e sciatteria, ma anche perchè si è incapaci di andare in altra direzione se non quella dell’orrore. E così, inserendosi in un momento di grande rabbia collettiva (si va a mode e ora, dopo una breve ubriacatura di positivismo Yuppies Renziano, è di moda essere incazzati) si mietono successi sull’ignoranza, la disinformazione, la grettezza, l’assenza di conseguenze per chi parla e scrive a vanvera e supera il limite della decenza e del rispetto.
Sarà l’ora di tentare di ristabilire un minimo di decenza e verità.
Punto primo: La “bomba” migranti, per le proporzioni che ha adesso, non è una bomba e non c’è granchè da avere paura. Il susseguirsi di sbarchi certo ha creato una condizione molto complicata su scala nazionale, ma nei Comuni del nostro territorio coloro che dall’Africa o da altri paesi europei sono sbarcati in Italia arrivano a piccoli gruppetti (ce ne sono già quasi in tutti i Comuni) e non sono, in nessun caso, più di qualche decina. Numeri che certo non possono cambiare la geografia di una comunità, nemmeno di quelle più piccole nelle quali la presenza di stranieri ha assunto già da tempo proporzioni molto vaste (ormai nell’ordine del 10% della popolazione). Averne 10 o 20 in più, controllati e seguiti dalle associazioni “gestrici”, cambia molto poco.
Punto secondo: migrante non è sinonimo di delinquente. Con grande furbizia si alimenta la confusione, tanta, su questa cosa. I migranti sono persone che scappano dal loro paese e non è detto che siano venuti qui con intenti negativi. I furti, le ruberie, gli scempi vari che gli italiani terrorizzati e incazzati postano su Facebook (spesso non veri poichè provenienti da siti che diffondono notizie false) non sono opera loro, nè risultato della loro presenza. E’ inutile poi la retorica del ‘se lavori puoi restare, altrimenti te ne vai‘ perchè i migranti richiedenti asilo non possono fare nulla in attesa di sapere se la loro domanda viene accolta: anche se avessero voglia di cercarsi un lavoro non lo possono fare
Punto terzo: La questione è una fonte di guadagno per chi li prende in carico: associazioni di matrice cattolica e laica di vario genere che così facendo svolgono quella che è la loro missione umanitaria e si occupano dell’accoglienza di questi soggetti. Per far questo partecipano ad un bando e, se lo vincono, individuano un luogo dove poter ospitare i migranti (rispettando delle quote massimali attribuite dal Governo ai vari Comuni), li assistono nella loro permanenza finchè sono in attesa di sapere se potranno stare in Italia o tornare da dove sono venuti. Le persone assistite ricevono piccole somme per il proprio sostentamento (provenienti dallo Stato) e talvolta (se c’è un progetto) vengono destinati a cosiddetti ‘lavori socialmente utili‘ semplicemente per non starsene 24 ore con le mani in mano e per non sentirsi totalmente esclusi dalla realtà in cui sono approdati. Facendo questo, non potendo fare altro (come detto sopra non possono mettersi a cercare un lavoro!), attendono di sapere il loro destino passando alcuni mesi in strutture ricettive di vario genere o in abitazioni private recepite dalle associazioni “gestrici”
Punto quarto: I Comuni non c’entrano praticamente niente. La questione è fra Stato e Associazioni e i Sindaci, una volta informati (poche ore prima) che stanno arrivando delle persone nel loro territorio, non possono ergere muri, nè respingere nessuno. Al massimo possono chiedere che i sacrifici vengano distribuiti in modo equo e che tutti facciano la propria parte, ma le quote massime dei Comuni già sono state definite e ormai c’è ben poco da discutere. Ok, c’è chi si è messo a fare azioni di pura demagogia tanto per sercare di raccattare qualche plauso dall’opinione pubblica (che come detto è gretta, disinformata e in balia della moda dell’essere incazzati), ma tutto ciò non ha prodotto alcun risultato di utilità concreta, se non salvaguardare con un po’ di fuffa la popolarità personale del primo cittadino
Fissati i 4 punti sopra, fondamentali per affrontare il tema in modo e sostanzialmente sconosciuti ai più, c’è da capire se esiste una possibile alternativa a questo sistema che certo non è perfetto, ma è probabilmente quello meno peggio.
L’unica alternativa che vedo attualmente è quella di lasciare morire queste persone in Libia. Non mi sembra una prospettiva percorribile, visto anche che sul deflagare dell’area arabo-mediterranea Italia e Europa hanno le loro responsabilità (storiche e più recenti).
Oltre ai lamenti e alle succitate bestialità, peraltro, non si sente nulla di costruttivo. Anche perchè, essendo disinformati e tirando al peggio, non si ha nessun interesse a spremere le meningi per elaborare qualcosa di minimamente degno. O forse non si è nemmeno in grado di farlo