Premettendo che non capisco nulla di calcio, e che pur essendo romanista con tanto di tuta ufficiale “da benzinaro giallorosso” (cit.) non posso certo arrogarmi il diritto di definirmi “tifoso”, qualcosa sulle nuove inchieste del calcioscommesse mi sento di poterla dire, chiedendo in anticipo clemenza a puristi e super-esperti. Da stamani, appena sono iniziate a uscire le sconcertanti notizie su arresti, perquisizioni e iscrizioni al registro degli indagati, è tutto un proliferare di status FB e tweet. E’ stata una giornata per certi versi nauseante, per altri esilarante, specie quando si leggevano sfottò al limite del geniale indirizzati in particolar modo a Lazio e Juventus.
Queste ore di fuoco dimostrano per l’ennesima volta quanto agli italiani interessi prima di tutto il calcio, più di ogni altra cosa al mondo, e che il calcio sia ancora l’unica cosa capace di far discutere tutti per giornate intere e di spingere uomini e donne (sì, sempre più anche le donne, e anche demoniacamente competenti) ad accendere il cervello per inventarsi qualcosa e scrivere. Un amore che lascia di stucco, per quanto è forte e miracoloso.
Premettendo, per evitar querele, che nessuno si può definire colpevole finchè non è giudicato tale nell’ultimo grado di un processo mi domando questo: questo amore sarà capace di perdonare anche questo affronto? Gli appassionati di calcio passeranno sopra anche a questo? Io credo di sì, perchè gli italiani al calcio, oltre ad amarlo, gli vogliono anche un gran bene e se l’amore spesso va e viene il bene comunque resta.
Il pensiero però va a chi, al contrario di me, è tifoso davvero e ha il diritto di definirsi tale fino in fondo. Non è un bel momento. Ripensare alle partite viste, tifando sugli spalti, davanti alla tv o attaccati alla radiolina, scoprendole (forse) finte, farà male. E farà male anche capire che forse qualche brocco non era poi tanto brocco, ma era un venduto. Il tifo, le urla, la passione, l’adrenalina sembrerà spesa a vuoto. Un’enorme delusione, una ferita profonda.
Forse è meglio buttarla ancora una volta sul ridere. Pensiamo alla cabala, e consoliamoci. Così come fu nel 1982 e nel 2006, le due uniche vittorie recenti della nostra nazionale, arriveremo a una competizione (in questo caso gli Europei) con le ossa rotte, divorati dalle polemiche, con una credibilità totalmente da ricostruire. Se a ciò si aggiunge che sia nel 1982 che nel 2006, come adesso, non godevamo certamente dei favori del pronostico il giochino è semplice.
Chi visse sperando morì non si può dire, ma sta a vedere che vinciamo anche stavolta…