Con estremo divertimento seguo il primo circolare di articoli interpretativi di quella che sarebbe la situazione interna al PD locale, inteso come quello della Provincia di Arezzo, nel momento in cui scattano le grandi manovre in vista del Congresso. Dico divertente perchè è piacevole, per uno fissato come me, non solo ragionare sulla politica ma anche sul modo in cui sulla stampa la si racconta alla gente. Come sempre bisogna semplificare, raccontando la realtà, o meglio interpretando essa (come è inevitabile che sia), in modo che possa essere recepita e risultare interessante anche al più digiuno di politica.
Così anche una realtà oltremodo complessa, diciamo pure alquanto incasinata, come il PD, l’unico partito rimasto in vita inteso come organizzazione dotata di iscritti e strutture; e un mondo che da sempre tutto è stato meno che semplice come quello della politica viene riassunto con poche semplici parole e categorizzazioni, due o tre “immagini” di chiara e immediata lettura e una serie di facce e personaggi ben riconoscibili.
L’interpretazione vigente, che poi scende a pioggia dai più illustri e titolati professionisti fino ai meno quotati blogger, pare essere quella che esistano 3 correnti. E pensare che credevo ce ne fossero 200, dentro il PD…invece ad Arezzo ce ne sono solo 3. Vabè…meglio dai.
A quanto pare da una parte ci sono quasi tutte le facce, giovani e meno giovani, amministratori, consiglieri o qualcos’altro ma comunque qualcosa, che c’erano prima dello tsunami renziano. Siano essi bersaniani, dalemiani, veltroniani, nonsocosiani pare che siano tutti d’accordo su un documento pre-congressuale e, pare, su un nome per la carica di Segretario Provinciale, quello dell’assessore provinciale Francesco Ruscelli. Si noti che il nome già c’è perchè ormai è impossibile raccontare la politica senza mettere prima un nome. Poi, semmai, si passa ai contenuti della proposta politica.
Dall’altra parte, in fiera contrapposizione, ci sarebbero i renziani giovani. Avrebbero perso qualche pezzo, tipo i meno giovani Vasai e Brogi, che ora starebbero dall’altra parte, ma sarebbero più agguerriti che mai, col sorriso beffardo di chi sa di avere il vento in poppa e rappresentare un rinnovamento inesorabile. Anche in questo caso un nome viene paventato, ossia quello di Matteo Bracciali, capogruppo in consiglio comunale ad Arezzo e stra-votato alle amministrative 2011.
Poi c’è una terza corrente. Se ne parla meno. Chissà quali sono le proporzioni reali e il peso a livello di iscritti (che poi sono quelli che votano il segretario provinciale, a meno di cambiamenti in corso d’opera); ad ogni modo nell’interpretazione vigente questa corrente sarebbe già archiviata come minoritaria. Persino un po’ naif, forse proprio perchè considerata minoritaria (e qui anche gli osservatori non di sinistra si fanno pervadere da un certo nannimorettismo) o forse perchè parla un linguaggio evidentemente poco adatto alle semplificazioni, o più difficile da capire per chi deve semplificare. Non stanno nè con quelli, nè con gli altri… e allora è un casino. E qui abbiamo “l’ingegner Filippo Gallo” come leader, ma non si riesce a raccontare granchè di loro. Probabilmente perchè semplificando è difficile andare oltre il 2, e quando c’è un terzo incomodo, se si è già dato ai primi 2 il ruolo di attori principali, non si sa che ruolo attribuire al terzo.
Ripeto: tutto molto interessante.
Visto che ci siamo, semplificherò anche io. Il peso della Valdichiana in questo passaggio politico importante, rischia di essere nuovamente pari a zero, come nella recente “primaria” per la scelta dei parlamentari. E ancora, forse in questo momento la politica a sinistra (o centrosinistra o centrocentrosinistra), come fu nel 1990 all’indomani dell’annuncio della “svolta” di Occhetto o al momento della nascita del PD, è meglio viverla in prima persona, col proprio impegno, le proprie soddisfazioni e anche inevitabili delusioni, piuttosto che leggerla sui giornali. Anche perchè forse c’è ancora tempo per riportare la politica vera oltre le semplificazioni
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Semplificare non è un male in generale. Ma il semplicismo porta a comunicazioni demagogiche e lontane dalle esigenze reali. Penso che 20 anni siano bastati per capirlo.
Rimango a disposizione per chiarire meglio,
L' "ingegner Gallo"