19.72. Una serie di numeri simbolo di un grande uomo e di un grande atleta, Pietro Mennea, ma anche di un’epoca sportiva radiosa per il nostro paese e di un modo di intendere lo sport fatto di impegno e sacrifici piuttosto che di escamotage. Domani in tutta Italia si celebra il “Mennea Day”, nella ricorrenza del grande record del mondo sui 200 metri ottenuto dalla “freccia del Sud” nel 1979, alle Universiadi di Città del Messico. Quel 19.72 sarebbe rimasto per tantissimi anni record del mondo, ed è tuttora record europeo e italiano, un tempo che rappresenta una chimera ancora irraggiungibile per tutti i nostri velocisti. Un tempo sopravvissuto al suo stesso autore, scomparso prematuramente (a 61 anni) nel Marzo scorso
Proprio questa irraggiungibilità del 19.72 di Mennea dimostra quanto, dal 1979 ad oggi, l’atletica in Italia sia regredita, costretta ormai a un ruolo marginale sul piano dei risultati sportivi, ma anche del numero di praticanti.
Un problema che si origina a mio avviso prima di tutto dall’assenza di strutture (e basta guardarsi intorno, anche in Valdichiana, per notare tale inadeguatezza). E’ ovvio che un campione in erba non può arrivare in alto se non ha una pista dove allenarsi; conferma di questo si è avuta nel nuoto, quando come logico risultato dell’edificazione di tante piscine comunali l’Italia ha iniziato a mietere successi sfornando campioni (e anche noi a Cortona ne abbiamo avuti alcuni)
Calcio, calcio e solo calcio, campi sportivi anche nelle più minuscole frazioni, quasi tutti (addirittura) con tribuna, larghe elargizioni al limite del clientelismo-votificio da parte degli enti locali a società sportive sempre meno utili alla collettività: questa è la politica seguita negli ultimi 30 anni in Italia, partendo proprio dai Comuni, in molti casi primi responsabili della situazione attuale
Ma non è solo l’atletica che è regredita, a tornare decenni indietro è stato proprio il modo di intendere lo sport, che ormai non viene più promosso nelle scuole (ma i mitologici Giochi della Gioventù???) con i ragazzi lasciati ai portafogli dei genitori o al buon cuore di qualche allenatore bravo, prima di entrare a un livello di puro business
L’atletica funziona, ma col podismo degli amatori, mentre la pista non produce granchè. Perchè semplicemente la pista non c’è, o sta cadendo a pezzi, o è troppo lontana, o è accessibile con difficoltà, o è di asfalto e non ha neanche un anello regolamentare di 400 metri (vedi Cortona)
Sulla base di queste riflessioni Valdichianaoggi.it aderisce con convinzione al Mennea Day, convinta che possa essere una giornata importante per dare un segnale, nel nome di un simbolo dello sport pulito e vissuto con lo spirito giusto, ossia in modo totalmente diverso da come lo si fa in Italia da 30 anni. Da attempato velocista-schiappa, indegno cugino di grandi campioni e pecora nera di una famiglia di grandi atleti, sarò io a rappresentare (indegnamente) i colori del nostro sito sulla pista del Campo Scuola di Arezzo, correndo i 200 nella categoria master. Obbiettivo: un tempo sotto i 30 secondi
Accorrete numerosi, per farvi due risate a vedere uno scemo che corre, o per correre voi stessi i 200 metri (l’iniziativa è aperta a tutti, ci si iscrive al momento dell’arrivo al Campo Scuola, il ritrovo è alle ore 16). Analoghe iniziative totalmente “open” e non agonistiche, peraltro, si svolgeranno domani pomeriggio anche a Siena e a Bastia Umbra (lo dico per i nostri lettori del senese e dell’Umbria)
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