E così ieri un bel po’ di Sindaci del PD hanno scelto di raggiungere Roma, costellando il loro viaggio verso la capitale di selfie e post all’insegna dell’entusiasmo, sottolineando autogrill dopo autogrill la loro incontenibile gioia nel recarsi in piazza a dire che “Basta un sì” non si sa bene per cosa, forse per migliorare l’Italia e il suo sistema democratico. E’ evidente che dietro tanto entusiasmo ci deve per forza essere una convinzione e non può bastare la spiegazione dei cattivi secondo cui chi è andato a Roma ieri l’ha fatto per sculettare un po’, obbedendo agli ordini di un capo e di un partito
No, non può essere solo paura di uscire dal seminato e mettersi contro i più facendosi qualche nemico, evidentemente questi Sindaci ci credono davvero. Pensano davvero che la riforma costituzionale renzian-boschiana sia positiva, utile, fondamentale per cambiare in meglio il nostro paese. E, aggiungo, devono anche essere convinti che la vittoria del Sì li aiuterà nel loro lavoro di amministratori locali
Altrimenti, se non avvertissero che la portata della riforma toccherà (in bene) anche loro e il loro lavoro se ne starebbero a casa, dedicando il sabato a qualche comparsata in qualche manifestazione pubblica, condita come ormai consuetudine con selfie e frase dozzinale di grande solarità e felicità. Se non credessero davvero in questa riforma preferirebbero coltivare l’orticello del loro territorio, dare una coppa, una targa o fare un saluto (dozzinale, ca va sans dire…) a qualche convegno piuttosto che prendersi la (scema) irrisione di qualche oppositore bel lieto di scrivere su Facebook che sarebbe meglio che stessero al loro paese a lavorare
E se non ci credessero davvero, se non pensassero veramente che con la vittoria del Sì per loro sarà tutto più facile, non si esporrebbero al rischio di rimediare una figura barbina in caso di vittoria del No, ancor più pesante qualora nei loro comuni la forbice fosse ancora più negativa (del tipo: su scala nazionale finisce 52 a 48 e nel loro comune 60 a 40…)
Quindi, dai, ci credono veramente
Il mio augurio è che non abbiano mai da pentirsi di tutto questo sincero entusiasmo.
Qualche dubbio in realtà mi viene, ma si sa che sono pessimista di natura.
Però leggendo e rileggendo l’intricata babele di modifiche (47 articoli in totale) continuo a non capire da dove si possa ricavare tutto questa voglia di postare foto sorridenti con l’hashtag ‘basta un sì’, lo stesso di una serie di manifesti i cui contenuti puzzano di antipolitica più di un comizio di Grillo (es: “Italiani, volete MENO POLITICI? #Bastaunsì”!!! ommadonna….)
Ad esempio non vedo il guadagno di veder definitivamente sparire le Province, dopo aver sperimentato sulla propria pelle che (contrariamente alla retorica serpeggiante) per tanti motivi esse erano un ente utile, perchè erano un elemento ‘di collegamento’ con i livelli superiori e svolgevano tante mansioni di cui alcune sono ora tornate ai comuni, con grandi dolori per chi amministra. Nessun referente ‘intermedio’, quindi, e tante cose da fare in più senza averne a disposizione i mezzi umani ed economici, problema ingigantito dal fatto che, a parte i tanti proclami del ‘fare squadra’, ognuno ancora tira l’acqua al suo mulino, specie quando i colori politici sono differenti
Non capisco poi l’entusiasmo nel veder diminuire il numero di possibili appigli e referenti in sede romana. Adesso abbiamo i deputati e i senatori, dopo avremo solo i deputati. Se va bene alla camera ce ne sarà uno o due a cui riferirsi, mentre al Senato ci saranno solo i consiglieri regionali a mezzo servizio, impegnati un po’ a Firenze e un po’ a Roma, dentro a un’assise che oltretutto conterà poco o nulla. La Toscana di senatori ne avrà 5, eletti non si sa come, e nella migliore delle ipotesi ci potrà essere 1 riferimento “della toscana sud”, cioè uno che dovrà rappresentare 3 (ex) province
Insomma: Roma si allontanerà dalle realtà locali, secondo me, e i Sindaci saranno ancora più soli.
E la ridistribuzione delle deleghe e competenze fra Regione e Stato? Certe sfumature relative ad ambiente, energie e sanità non mi lascerebbero troppo tranquillo. Dopo anni passati a ragionare di federalismo ora si va all’opposto e non vorrei che anche in quel caso alcune battaglie (che ne so, difendere un ospedale di zona o evitare l’impianto di una qualche centrale di produzione di energia poco piacevole) diventino più difficili dovendo rapportarsi direttamente con lo Stato
Ma chissà, forse i nostri splendidi e sorridenti Sindaci per il Sì sperano che a Roma ci sarà sempre qualche amico disposto a dare una mano, ad ascoltare le necessità dei territori e a indirizzare le scelte del governo nella direzione giusta. E questo è sicuramente un auspicio molto bello, sempre che la riforma tanto cara e la splendida nuove legge elettorale detta Italicum (con cui si vince e si prende tutto, ma proprio tutto, al ballottaggio… mmm… ricordate quello di Arezzo 2015?) lascino quegli amici al loro posto.
E questo, purtroppo, non è affatto sicuro.