In questi ultimi giorni è salita alla ribalta la questione legata alla Chiesa cortonese di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio, senza dubbio uno dei più importanti monumenti del nostro patrimonio, indubbiamente poco valorizzato per quello che potrebbe essere il suo potenziale sia dal punto di vista dell’attrattiva verso i fedeli che sul fronte dell’appetibilità turistica. Don Ottorino Cosmi, il parroco, ha convocato i giornalisti locali elencando alcune iniziative già messe in atto (ulteriori lavori per la risitemazione della canonica, un opuscolo ricco di informazioni realizzato da Carla Rossi) e alcune idee per interventi quali la creazione di un piccolo percorso pedonale, opera dal costo certo limitato, che permetta ai turisti che giungono in pullman parcheggiando in fondo alla Strada Provinciale di arrivare comodamente a piedi.
Inoltre Don Ottorino, com’è nel suo stile, ha lanciato una proposta “pungente”, che è quella di trasformare la Chiesa del Calcinaio in luogo Mariano per eccellenza del nostro territorio, prendendo di fatto il posto della Cappella del Duomo di Arezzo, da lui ritenuta “inadeguata”
Lasciando da parte quest’ultimo elemento legato più che altro a questioni interne alla Chiesa, argomenti che non ci competono e non credo possano interessare molto chi ci legge, credo sia comunque doveroso sottolineare in modo positivo la volontà di impegnarsi per cercare di sopperire a quella che indubbiamente una mancanza, vista proprio l’importanza del santuario opera di Francesco di Giorgio Martini che rimane ancora un “talento inespresso” e riscuote certo poco interesse rispetto alla imponenza dei flussi turistici che popolano Cortona.
Ma il problema a Cortona non è certo solo il Calcinario. Il problema sono un po’ tutte le Chiese, ricche di tesori ma pressochè inaccessibili, e quando ci si salva (ad esempio a San Marco, con quella piccola “chicca” che è il museo recentemente creato) è solo per l’iniziativa di qualche volonteroso fedele. Da rivedere, probabilmente, c’è tutto un sistema di rapporti fra enti locali, diocesi, altri soggetti che lavorano sul fronte della promozione turistica. Da questo punto di vista Santa Maria delle Grazie può essere vista come la punta dell’iceberg di un sistema che ha delle mancanze e che va ridiscusso nella sua totalità: auguriamoci che la forza di volontà di Don Ottorino possa essere uno stimolo positivo non solo per riflettere sul caso singolo, ma sul complesso della questione
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Come sostengo da molto tempo, l'unico modo per non mandare in malora i tesori dell'arte e dell'architettura è VIVERLI. In Italia stiamo rinunciando a questo da anni, non li viviamo ma li conserviamo. Un fantastico e pittoresco presepe.
Usiamo edifici di rappresentanza che però rappresentano in realtà una civiltà ormai estinta, vecchia, finita.
Noi, contemporanei a noi stessi, avremmo bisogno di edifici adatti al nostro vivere, ed invece siamo sopraffatti dal nostro passato e ci costringiamo a ristrutturare un palazzo di mille anni fa per renderlo vivibile con enormi spese in maniera sempre e comunque inadeguata.
Il Calcinaio è sempre chiuso, mi capita di andarci ogni tanto perchè secondo me è la chiesa più bella di Cortona, ma trovo quel vetro, ineffabile, che sembra dirmi: "non ti è permesso entrare, questa chiesa è aperta solo in rare occasioni, non è come quando eri piccolo e quando volevi trovavi la chiesa aperta e Don Alvaro pronto a dire due barzellette".
Ecco, questo è il punto: una chiesa che non è aperta al visitatore non risponde più alla sua natura di edificio religioso, in cui accogliere il viandante, il povero, ecc.. ecc.., ha cessato di vivere, è morta. Amen.