Vittorio Sgarbi che risponde a Danilo Serafini? Quando è arrivata la mail alla redazione quasi non ci credevo. La cosa mi ha rinfrancato e ho pensato che magari un giorno anche Ligabue (Luciano) mi risponderà quando in radio continuo a dire che non trasmetterò mai un suo pezzo perchè non sopporto la sua musica. Ma lasciando da parte le battute voglio far notare che, contrariamente a molte altre faide comunicatorio-commentizie castiglionesi succedutesi negli anni sulle nostre libere pagine stavolta il tema del contendere era interessante. (Per chi non avesse seguito la diatriba segnalo questo primo articolo e, in calce, il commento di Serafini e la replica di Vittorio Sgarbi e l’ulteriore commento di Serafini. Date una letta e fatevi un’idea)
Da questa discussione, nata da due punti di vista lontani ma entrambi a mio avviso ben espressi, voglio prendere spunto per una domanda su una tematica quantomeno affine che ho in mente da qualche mese. La pongo finalmente a tutti voi che leggete.
– Per ottenere un risultato migliore in termini di promozione turistica secondo voi è meglio tenersi strette le opere ospitandole nei propri musei / chiese ecc oppure è meglio farle circolare, inviandole anche altrove nella speranza che, vedendole, un turista memorizzi il loro luogo di provenienza e torni poi a visitarlo?
Sulla cosa non ho grandi elementi per esprimere una personale opinione, se non sensazioni e per questo gradire il vostro aiuto.
Certo mandare un’opera a Milano può servire perchè ci passano volumi di pubblico impossibili da ipotizzare nelle nostre piccole realtà, ma allo stesso tempo non è che chiunque passa memorizza e poi un milanese può arrivare in uno dei nostri paeselli e restare deluso perchè l’opera che cercava non è in sede…
Cosa è meglio, quindi? Tenersi le opere o darle in giro? Esistono strumenti certi per quantificare cosa sia più conveniente?
A titolo personale posso dire che tutta l’operazione – Expo non mi ha particolarmente entusiasmato, come pure sono rimasto cauto di fronte all’ampio risalto dato sia alle iniziative congiunte dei Comuni della Valdichiana svolte in zona Navigli, sia all’invio di opere di Castiglion Fiorentino e Lucignano nel padiglione Eataly. Nessuna critica agli Amministratori, per carità!: hanno creduto che Expo fosse una buona occasione e, visto anche che questa era l’opinione comune, hanno fatto bene a muoversi, realizzare tali iniziative e promuoverle con tutti i mezzi possibili. (Il problema, semmai, è dei giornalisti che l’hanno promossa un po’ troppo senza farsi domande…ma questo è un altro discorso…)
Le ragioni del mio stare cauto discendono principalmente dal fatto, ricollegabile alla domanda che vi ho appena posto, che ritengo molto difficile quantificare il “ritorno“, che poi è diventato l’unico faro e guida di chi amministra oggi. Tutte le cose si fanno ormai se la cosa è nel sentire comune e se c’è un sicuro “ritorno” e questa è una regola imprescindibile.
E quindi vi chiedo, molto umilmente e senza velleità di polemica alcuna… c’è qualcuno che può fornirmi elementi sicuri per dimostrare che il “ritorno” c’è stato come pure per affermare che, invece, non c’è stato?
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La pubblicità è ormai una regola assodata in tutto il mercato mondiale, quindi se questa vale, X il detersivo, piuttosto che X le auto, o la telefonia, il vino ecc ecc, non vedo perché non dovrebbe funzionare X un opera d'arte. Nella quantità delle persone raggiunte dal messaggio sta il vantaggio. Più gente vedrà lo spot i più probabilità di ritorno ci saranno, credo che in fondo sia una regola matematica. Quindi non dovremmo preoccuparci del fatto che i potenziali visitatori, allorquando giunti nel luogo, non troveranno la tale opera, infondo,l'hanno comunque già vista. Dovremmo preoccuparci e fare in modo che vengano.... Nel presupposto è nella convinzione che comunque, quel luogo potrà offrire loro altro, e possibilmente anche di meglio!!
Io sono X la massima visibilità delle nostre opere, altrimenti chiuse in musei dove la visibilità e fruibilità è noto essere veramente limitata!!!