In questi giorni mi è stato sollecitato da molti lettori un intervento riguardo all’Ex Ospedale di Cortona. Sito all’interno del Centro Storico, fondato su iniziativa della patrona Santa Margherita, ha servito il territorio fino all’inizio del nuovo millennio, finchè non è stato inaugurato il nuovo plesso di Fratta. Da quel momento, purtroppo, il buio.
Un buio che, come mi sono permesso di far notare forse con un po’ di presunzione ai nostri lettori, questo giornale ha cercato invano più volte di squarciare.
Era il 2006, anno di fondazione dell’allora “Pollo della Valdichiana”, progenitore di questa testata, quando ne parlammo per la prima volta.
Ci chiedevamo quale futuro si volesse dare a questa struttura enorme, con una posizione assolutamente strategica, già allora esposta al degrado. Nel frattempo la proprietà era passata dall’azienda sanitaria alla Provincia di Arezzo che, al tempo, non essendo ancora intervenuta la scellerata “riforma” Del Rio, rappresentava un punto di riferimento amministrativo importante, con risorse a disposizione e sicura operatività.
Negli anni successivi più volte siamo tornati sull’argomento, ottenendo ben poco. Fra le ipotesi lanciate ci fu quella che l’Ospedale potesse ospitare le scuole superiori, poi collocate in un altro edificio a poca distanza, oppure che potesse essere utilizzato per interventi di edilizia popolare, così da ripopolare il centro storico, oppure che fosse usato per risolvere un annoso limite della città, l’assenza di un polo espositivo che permettesse di svolgere mostre di rilievo internazionali e dimensioni più ampie di quelle che venivano ospitate al MAEC.
Nel tempo si sono sentite anche altre ipotesi, possibili collaborazioni con università e affini, ma la realtà è che nessuno ha mai voluto affrontare sul serio la questione. Nessuno si è mai preoccupato di prendere una decisione, nè tantomeno di lanciare un qualche progetto. In tutti questi anni un’eventuale idea, di qualsiasi genere, avrebbe potuto cercare fondi. Anche se fosse rimasta solo un’idea perlomeno avrebbe avuto il valore di testimonianza di un qualche impegno messo in campo per risolvere la questione.
Nulla di tutto questo è stato fatto e l’unico lampo di luce sono state le mostre di Cortona on the Move, meritevoli di aver suggerito un possibile utilizzo futuro di questa struttura e di averne ricordato a tutti i deboli di memoria la presenza.
Adesso è noto che l’Ospedale è in vendita, con la formula “rent to buy”, al costo complessivo di 1 milione e 800 mila euro. Il bando scade il 10 Ottobre prossimo. Non si sa, per ora, se vi potranno essere acquirenti.
Il buio, purtroppo, è ancora più fitto perchè a questo punto tutto finisce nelle mani dell’iniziativa privata la quale, essendo privata, non ha alcun dovere di creare qualcosa di “utile alla città”. Gli auspici che si leggono in queste ore, quindi, in sè valgono ben poco e non possono far dimenticare 15 anni di totale immobilismo da parte di tutti.
Rilanciare oggi le proposte che si leggevano su queste pagine nel 2007 (e che in queste ore leggiamo ripetute pari pari sui giornali poichè divenute patrimonio di vari esponenti politici) ha quindi senso?
Noi, pur sperando in bene, stavolta evitiamo di unirci a un coro che arriva con troppi anni di ritardo.
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La vendita di un bene come l'ex ospedale non può, almeno a mio modesto avviso, essere trattata come una normale questione burocratica. L'ospedale appartiene storicamente alla comunità cortonese che vi è fortemente legata ed è quindi normale che tale comunità possa esprimere, attraverso le proprie rappresentanze, il proprio parere. Ed invece il problema mi pare che venga trattato come ordinaria amministrazione, in un silenzio assordante di politica ed istituzioni. Non ritengo giusto che si venda a privati un bene di questo valore senza prima fare una valutazione su di un suo possibile utilizzo pubblico. Tanti infatti sarebbero gli usi possibili e tante le attività a cui destinare i tantissimo metri cubi dell'edificio. Per fare questo è necessario che chi amministra si svegli dal torpore, che inizi a dare vita ad un progetto per la città e questa sarebbe stata un'occasione importante, un tassello qualitativamente e quantitativamente decisivo. Michele nell'articolo ha già elencato possibili utilizzi ma altri ancora potrebbero essercene. E invece se l'asta avrà offerenti rischiamo di perdere un'occasione per riqualificare un'area che sempre più diventa marginale della città. Mi auguro che chi amministra abbia almeno preteso una ricaduta dell'eventuale ricavato della vendita sul nostro territorio.