Ammettendo come premessa che sono un patito delle auto, che mi piace vergognosamente guidare e in macchina andrei ovunque, confesso che la settimana scorsa, dopo lungo tempo, sono purtroppo risalito in treno per andare a Firenze. Un viaggio breve, che potevo fare anche in auto, ma poi ti dici vabè almeno mi riposo, e c’è il pedaggio, il carburante, il parcheggio che costa una sassata, vabè proviamo. Tolti gli ormai diffusi treni per i ricchi, che viaggiano con biglietti ad alto costo solo sulle lunghe distanze a cui forse un giorno i nostri ricchi saranno agganciati con la faraonica grande opera – stazione alta velocità “Media Etruria”, il resto purtroppo si sa come funziona.
I convogli a volte ritardano (a leggere i comunicati dei pendolari che frequentemente pubblichiamo i ritardi ci sono anche più di “a volte”…) e io ovviamente ho beccato uno di quelli in ritardo (circa 40 minuti, alla fine), arrivando già demodè nel luogo dove ero atteso.
Un pensiero per tutti i pendolari, coloro che quotidianamente vivono nell’incertezza e nella penalizzazione rispetto ai loro colleghi autoctoni passando magari anche da dormiglioni (peccato mortale in un paese di provetti Stakhanov come l’Italia!)… e una constatazione: d’ora in poi a Firenze solo in auto.
Dire: “io per muovermi uso solo l’auto” in questo momento appare però quasi come una frase proibita, da mettere all’indice sull’altare di un ambientalismo un po’ di comodo, che vorrebbe imporre nuovi comportamenti senza renderli però convenienti ed è anche usato per giustificare misure che appaiono quasi repressive (come quelle dei parcheggi a pagamento, tanto per dirne una…)
La domanda è questa: l’espansione dell’uso del mezzo pubblico (magari in combinazione con la bici…) è davvero l’unico modo per pensare la mobilità del futuro? Davvero non vi è un’alternativa possibile, più economica, più comoda e più autonoma all’utilizzo dei trasporti pubblici ormai non più pubblici e a costi non dipendenti da noi, per quanto essi (ipoteticamente) possano arrivare a funzionare benissimo come in altri paesi più civili del nostro?
Forse è l’ora di ripulire un po’ tutto dalla retorica.
Intendiamoci: non voglio fare “l’elogio dell’auto” difendendo l’indifendibile: le auto a benzina e i motori rombanti già da adesso andrebbero confinati alle sole gare sportive. Gpl e metano, anche grazie al fatto di portare un bel risparmio, stanno però educando i cittadini a un nuovo atteggiamento meno impattante e a nuovi stili di guida “eco-drive”. Infine si intravede la nuova era delle vetture elettriche che potrebbero salvare l’idea di auto come mezzo personale di spostamento, soluzione che garantisce libertà assoluta rispetto a orari e vincoli di un mezzo pubblico e ti salva da vere e proprie torture tipo quella di andare in bici quando piove a dirotto.
In questo senso mi sembra molto interessante l’acquisto fatto dal Comune di Arezzo che ha comprato 30 mezzi elettrici: 24 piccole monoposto e 6 furgoncini. Saranno collocati nei parcheggi nelle immediate vicinanze del centro storico e saranno a disposizione di cittadini e imprese per gli spostamenti all’interno. Un contributo minuscolo, ma che lancia un messaggio interessante
Un altro punto che sarebbe quindi importante inserire nei futuri programmi elettorali delle amministrative 2014 è quello di cercare in ogni modo di favorire l’espandersi nel pensiero comune di un diverso concetto di mobilità, riaggiornato ai tempi d’oggi, anche in reazione all’ormai palese inefficienza del mezzo pubblico e inadeguatezza pratica di altre soluzioni osannate finora. Il modo di ragionare, ovviamente, va un po’ rivisto
Allo stesso modo dovrebbe essere compito dei Comuni offrire contributi per acquisto di mezzi che veicolino un’idea differente: incentivi quindi a evolversi mantenendo la mobilità “personale”, ma con formule diverse.
Infine c’è un punto rimasto sempre inascoltato: il sostegno alle iniziative di “car-sharing”, la condivisione delle auto, che permette di risparmiare auto circolanti, aggregando persone ma sempre in forma auto-organizzata e non dipendente da nessuno se non i componenti stessi del team