Lanciare una proposta di base invitando tutti, senza preclusioni, a sostenerla e svilupparla: è questo il trend visto finora nei due comuni della Valdichiana che andranno al voto all’inizio del prossimo Maggio, Castiglion Fiorentino e Monte San Savino. Due realtà che vivono un’assenza di rappresentanza politica e in cui dopo i tracolli delle giunte le carte in tavola si sono rimescolate, con la logica degli schieramenti che pare (almeno in apparenza) scricchiolare. Più spiccato questo modello a Castiglion Fiorentino, dove la situazione di emergenza causata dal dissesto finanziario enfatizza gli scossoni politici in corso. In questi giorni le “grandi manovre” sono entrate nel vivo e si susseguono incontri più o meno pubblici, assemblee, riunioni di vario genere e sotto varie sigle.
La sensazione ravvisata dagli esponenti politici principali del territorio è evidentemente quella di un elettorato particolarmente fluido e quindi in grado di compiere scelte non necessariamente legate a logiche di appartenenza partitica o di tradizioni culturali. Si ritiene che i castiglionesi, stavolta, vadano a votare la proposta di governo più solida e credibile. Quella che punti al sodo appoggiandosi al senso di appartenenza collettivo e possa creare una prospettiva di via d’uscita dal default non sacrificando troppo la popolazione.
A Castiglioni bisogna in un certo senso tornare a pensare “in piccolo”, ripartendo dal basso. Piccole grandi iniziative culturali e sociali frutto del lavoro di alcuni cittadini in questi mesi hanno funzionato. Si può davvero aggregare, partendo dalle piccole cose e dall’iniziativa di tutti.
Ed ecco che la politica, sia essa partitica o civica, punta al grosso dell’elettorato che si ritiene (opinione fondata anche sulla storia politica di Castiglion Fiorentino) essere centrista. E’ probabilmente per questo che tutte le proposte sentite finora, ancora abbastanza generiche, si assomigliano un po’ tutte. La differenza sembra potrà essere fatta delle persone e forse, in termini di voti finali, la capacità di aggregare e di avere con sè quei “grandi elettori” che in una situazione come questa continuano a giocare ancora un ruolo importante.
In questa logica ognuno ritiene di poter giocare il ruolo del protagonista, del primo aggregatore, ed ecco quindi i tanti appelli di rinnovamento e di progetto al servizio della collettività che si sono sentiti in questi giorni. Vengono dal centrodestra, che ha tante personalità “sciolte” oltre al PdL, dal centro, che sfrutta una posizione strategicamente favorevole, ma anche dal fronte civico visto nelle amministrative passate e dal centrosinistra e da quel PD che ha al suo interno almeno formalmente ha 3 anime, con le quali il nuovo segretario Aurilio sta cercando di trovare una mediazione unitaria da cui esca una linea comune solida.
Ma davvero stavolta i partiti spariranno da Castiglion Fiorentino e dovranno andare a ruota di qualcos’altro nato per vie diverse? Sarà l’affermazione definitiva del civismo e di un qualche uomo di buona volontà capace di vincere sugli altri aggregando intorno a sè più forze e proposte possibili? Non è detto. Il destino dei partiti principali (PD e PdL) sarà frutto anche delle scelte e dei profili che sapranno tenere nei prossimi mesi.
Imporsi come attori protagonisti è quindi la priorità che attende PD e PdL, ma per fare questo dovranno iniziare probabilmente a dire qualcosa di diverso, di nuovo e di più credibile rispetto a tutti gli altri.
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