Se avesse vinto il Sì sarebbero sparite, definitivamente. Nel nuovo testo costituzionale approvato dal Parlamento, ma poi respinto dalla maggioranza degli elettori italiani, non vi era infatti alcun accenno all’esistenza delle Province nell’ordinamento istituzionale. Con la vittoria del No si ripresenta invece la “patata bollente” di una riforma degli enti provinciali, la famosa “Del Rio”, incompleta e creatrice di tante difficoltà e imbarazzi istituzionali in questi anni
Dopo la riforma, come ricorderete, le Province non sparivano (come certa propaganda voleva lasciar intendere), ma restavano al loro posto perdendo però due cose: l’elezione diretta da parte del popolo delle proprie cariche e una gran quantità di deleghe, trasferite a Regioni e Comuni.
La seconda novità ha provacato un sommesso “terremoto”, con compiti e temi importanti passati in altre mani (spesso dopo un lungo periodo di “vacanza” in cui di tante cose non se ne occupava nessuno poichè non era chiaro chi lo dovesse fare) e un via via ingente di dipendenti provinciali, trasferiti ad altri enti, con l’obbligo per Comune e Regione di dover recuperare questo personale prima di indire un qualche nuovo concorso. Qualcosa, peraltro, è rimasto ancora in mano alla Provincia che ha ancora un certo numero di dipendenti.
Con la prima novità si passava invece al metodo delle elezioni “di secondo grado”: votavano solo i Consiglieri Comunali e il loro voto veniva “ponderato”, cioè aveva un peso variabile a seconda delle dimensioni di popolazione del comune di provenienza. Con questo metodo, nel 2014, si elesse il Presidente (fu confermato Roberto Vasai) che sarebbe durato in carica 4 anni e un nuovo consiglio provinciale, con centrosinistra in maggioranza, che sarebbe durato 2 anni.
Adesso, due anni dopo, si andrà a rivotare il 18 Dicembre per eleggere i membri del consiglio provinciale, con Vasai che resterà invece al suo posto (senza stipendio, questo è bene specificarlo) per altri due anni.
Il problema politico è che la situazione in Provincia di Arezzo non è più quella di due anni fa. Il PD, infatti, dalla fine del 2014 a oggi è andato incontro a una serie di sconfitte nelle elezioni amministrative perdendo comuni come Arezzo, Montevarchi, Sansepolcro, Anghiari. In quei consigli (come pure in altri, ad esempio a Castiglion Fiorentino) siedono in maggioranza consiglieri di centrodestra.
Il voto ponderato, sbilanciato a favore dei Comuni più grandi, ci dona quindi uno scenario col quale è probabile che delle tre liste presentate per la tornata del 16 Dicembre quella vincente sarà la lista di centrodestra.
Un elemento di instabilità in più, che aggiungerà un ulteriore frangente grottesco alla già grottesca “riforma monca”.
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