E’ giunto il momento, visti i sommovimenti della politica nazionale, di provare ad analizzare le possibili ripercussioni sulla politica locale. Voglio iniziare ragionando su Cortona, cercando di capire se i nuovi scenari potrebbero in qualche modo condizionare le vicende future in previsione anche delle elezioni amministrative che non sono certo lontanissime (mancano solo 2 anni).
Il primo lato da osservare è ovviamente quello del centrosinistra che nel 2014 raccolse il quasi 52% di Francesca Basanieri, ma sommando altri pezzetti perduti per strada avrebbe potuto tranquillamente confermare il suo quasi tradizionale 60%.
Qui a Cortona la “scissione” dovrebbe portare a breve alla costituzione di un soggetto esterno al PD, una sezione locale di “Articolo 1 – Democratici e Progressisti” ed è logico prevedere che la figura di riferimento principale sarà quella di Andrea Vignini, l’ex Sindaco che già si era esposto tornando in prima persona alla politica attiva nella battaglia del No al referendum costituzionale, vinta a livello nazionale.
La “scissione” in versione cortonese dovrebbe intaccare limitatamente il PD, quantomeno nel suo ensemble di amministratori e consiglieri comunali i quali sembra restino tutti dentro sposando nel contemporaneo percorso congressuale del partito, la posizione di Orlando. Una posizione che si pone in alternativa a quella di Renzi e appare decisamente più conciliante verso chi ha deciso di abbandonare.
La nuova “presenza” politica potrebbe però avere l’utilità, non certo marginale, di guidare un percorso di riunificazione di varie anime e pezzetti di sinistra che già nella battaglia del No avevano ricominciato a dare segni di vita e di volontà di dialogo.
Tutto questo, visto ottimisticamente, potrebbe significare un PD ancora forte e un po’ meno renziano (quindi un po’ più tollerabile per gli altri) e qualcosa alla sua sinistra più compatto e con un rilievo percentuale di un certo significato. Potrebbe pure portare a una nuova convergenza, magari sulla figura di Francesca Basanieri per un secondo mandato.
Al contrario, visto con occhi pessimistici, si potrebbe arrivare a due candidature contrapposte e a un vero e proprio scontro frontale.
Il centro destra cortonese non è mai riuscito a vincere le elezioni pur tentando varie soluzioni, sia unitarie che non. Ci hanno provato in ogni modo: con figure più politiche, con figure più “della società civile”, ma sono sempre rimasti lontani dal traguardo.
Va fatto poi notare che anche stavolta si è riproposto un fatto che potremmo definire quasi fisiologico, ovvero la separazione in corso d’opera fra anime differenti. Stavolta è stato il consigliere Nicola Carini a lasciare il gruppo di Futuro per Cortona, quello di Luciano Meoni. Una decisione motivata più che altro con ragioni di opportunità, ma che certo sottintende differenze di vedute e di metodo che sono simili a quelle che nelle legislature precedenti avevano portato a situazioni analoghe, ad esempio con la divisione fra lo stesso Meoni e Teodoro Manfreda.
Questa separazione stride con tutto ciò che avviene fuori, con un centrodestra che ha mietuto molti successi anche nella nostra provincia.
Come andrà a finire?
Tirare una conclusione non è semplice, ma il sistema elettorale di certo aiuta le ricomposizioni in presenza di soggetti politicamente lucidi. Sì, perchè con il doppio turno “alla francese” ognuno può mantenere la propria identità al primo turno, per poi convergere al ballottaggio su chi comunque, pur nelle diversità, gli è più affine.
L’arte della mediazione potrebbe tornare quindi a farla da padrone dopo un periodo in cui è stata molto poco di moda.
Ma…in quest’epoca fatta di leaderismi, slogan urlati, posizioni ultra-ferree e contrapposizioni frontali c’è qualcuno che ancora possiede quest’arte?