Arezzo è ormai la ex “città più renziana d’Italia“. O forse lo è ancora, ma la stella di Renzi e di tutti i suoi entusiasti seguaci è talmente in fase calante da permettere al candidato di Centro-Destra Alessandro Ghinelli, ex assessore della Giunta Lucherini, di portare a casa un clamoroso trionfo al ballottaggio per le Comunali, vincendo col 50.8% contro Matteo Bracciali, giovane campione del renzismo, che al primo turno aveva preso 3.500 voti più di lui
Senza lasciarsi andare al “ve l’avevo detto“, tema che avevo sviscerato già due settimane fa all’indomani di un risultato già piuttosto deludente del candidato PD (44%, col suo partito al 36% e l’aiuto di 3 liste-stampella) si può rimarcare come dato di fatto che, numeri alla mano, l’onda si è arrestata e il ‘cerchio magico‘ non fa più magie
Da cosa è dipeso? I fattori sono tanti e c’è da discutere.
A mio avviso, partendo dalla sfavorevole base di una giunta Fanfani deludente, si è innestato il calo su scala nazionale della stella Renziana a cui troppo ci si era affidati cavalcando l’onda salvo poi attenuare la spinta alle prime avvisaglie del cambio di moda, una campagna elettorale “iper-moderna” troppo invasiva e imbellettata ma priva di sostanza, una certa supponenza (che non è patrimonio di Bracciali ma di alcuni soggetti che gli facevano da corredo), la spasmodica ricerca di allontanarsi dalla tradizionale identità della sinistra (che non si poteva certo recuperare dando del fascista a Ghinelli nell’ultima settimana) e soprattutto la decisa e forte riorganizzazione del centrodestra
L’ultimo elemento è quello che più fa pensare.
E’ evidente che, dopo questa Waterloo, gli equilibri politici dovranno essere riaggiornati. Nel PD, ovviamente, ma anche fuori, visto che bisognerà confrontarsi con un elemento ingombrante: un Sindaco di centrodestra nel Comune capoluogo
Ricorderete tutti che negli anni di Lucherini ci fu la figura di Vincenzo Ceccarelli, allora Presidente della Provincia poi decollato in Regione e recordman delle preferenze alle ultime elezioni, a rappresentare una sorta di baluardo: ora che la Provincia non esiste più, poichè è stata cancellata dallo stesso PD, la cosa diventa più complicata
E allora che fare? Non resta altro che tornare a parlare di politica, pratica totalmente abbandonata dall’inizio dell’onda renziana e lasciata al centrodestra, che ha saputo capitalizzarla nell’ultima battaglia aretina. Ciò ovviamente non significa tornare al vecchio, che era comunque perdente, ma costruire un “nuovo” su basi diverse e più profonde
In questo nuovo scenario la Valdichiana potrebbe ritagliarsi un ruolo nuovo e più forte, evitando di veder ancora di più aumentata la sua marginalità, lasciando da parte preoccupanti sudditanze politiche e vuoti contenutistici visti nell’ultimo anno. Tutto ciò (e lo dico nell’interesse di chi attualmente ci amministra) anche per evitare di finire vittima dell’effetto-domino