Come ogni metà di Settembre si rinnova da oggi pomeriggio a domenica mattina l’appuntamento con la Scuola Politica del PD a Cortona. Invenzione Veltroniana per aggiornare il concetto di formazione politica delle Frattocchie-PCI (ovviamente in stile Walter, ossia easy, molto “evento” e molto poco “scuola”) l’appuntamento cortonese ha sempre avuto un dignitoso successo, ha portato esposizione mediatica alla città etrusca e un buon numero di ospiti nelle strutture ricettive, ha qualificato il Centro Convegni Sant’Agostino e quest’anno, seppur un po’ ridimensionata nella programmazione, avrà comunque ospiti interessanti (Amato, Grasso, Epifani e altri)
Ormai come ogni anno dalla prima edizione il PD arriva all’appuntamento con le ossa mezze rotte, decine di commentatori che sparano sulla Croce Rossa (me compreso) e l’imperativo categorico di risollevarsi, ma questo discorso mica è tanto nuovo. Anzi, lo si sente praticamente ogni anno a Settembre a Sant’Agostino.
Chissà, a questo punto, che non sia il momento di arrendersi alla constatazione che lo stato di perenne incertezza sia fisiologico per un partito che proprio per come è nato e si è formato non potrà mai risolvere i suoi problemi con un redde rationem in stile partiti-persona, non potrai mai arrivare a un chiarimento di contenuti e formule totale, a un cambio di passo ecc ecc perchè poi ci sarà sempre qualche “carica dei 101” a stare dentro e remare sotto banco in direzione opposta e saremo a capo tempo mezz’ora
Oppure, al contrario, stavolta questo congresso che si avvicina (quando?) potrà forse davvero essere un momento importante per cambiare il destino di questo misterioso oggetto politico?
Di sicuro, per come è partita la danza pre-congressuale, la consultazione rischia di servire a poco. Contenuti politici pochissimi, riflessioni su metodi e programmi ancora meno. Ascolto della base, che non mi pare tanto tranquilla dopo che s’è chiesto i voti per fare un governo con SEL e poi si è andati a governare con Berlusconi, quasi zero. Arrampicate sugli specchi per non prendere le colpe dell’inciucio pur avendolo sostenuto più o meno direttamente in quanto classe dirigente: milioni.
Per ora si parla solo di collocazioni (“so per questo” o “so per quell’altro“) e dal piano nazionale, con le scelte correntizie dei dirigenti, si scende con gli stessi argomenti e sempre più miseria di contenuti e espressioni verbali, fino al piano locale. Pare che conti solo sapere quello: chi sta con chi, e il congresso è cosa fatta. Perchè, per caso c’era qualcos’altro di cui discutere?
Ebbene: sarebbe bello, dall’unico partito ancora minimamente degno di questo nome (in senso tradizionale) in Italia, sentire anche qualcos’altro, perchè la politica sarebbe anche altra roba. Inoltre non credo che il problema principale sia che adesso tutti sono diventati “per Renzi“. La transumanza in corso è certo al limite del ridicolo e della faccia a culo, è giusto indignarsi, ma il problema non è tanto il fatto che tutti ora siano per Renzi, ma come lo siano diventati e come ne abbiano dato annuncio in titoloni e interviste sui giornali non aggiungendo altro alla frase “io so’ per Renzi” (altrettanto grave, peraltro, che gli stessi giornalisti non chiedano altro che “per chi sei?“)
E allora se il Congresso deve diventare l’ennesima occasione per alimentare il semplicismo e radere ancor più al suolo la poca politica rimasta, chiamando elettori a scegliere come al bar fra il gelato al cioccolato e quello alla nocciola o il cappuccio e il latte macchiato, forse è quasi meglio non farlo…
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