Aldilà della campagne promozionali come sempre molto ben congegnate che confermano il Comune di Cortona come ente detentore di uno dei migliori uffici stampa d’Italia, e aldilà del forte battage facebookiano di tutto l’ambiente attiguo al Comune stesso (della serie a furia di dire che una cosa è bella questa diventa bella per forza) una cosa va detta: la mostra Seduzione Etrusca è frutto di un progetto scientifico di alto livello e raggiunge un traguardo indubbiamente importante per la “città etrusca“, che finalmente torna a fregiarsi di questo appellativo con merito e contenuti reali
Nelle prossime settimane, come è ormai consuetudine in un sistema mediatico e di opinione pubblica dominato solo dalla logica della quantità (del tipo una cosa è bella se piace e uno è bravo se è popolare) sentiremo sicuramente numeri altisonanti (siamo già a 850 visitatori solo nel primo weekend, una partenza alla Gilles Villeneuve), vedremo foto col 10milesimo o 20 o 30milesimo visitatore, paginate su riviste di settore e su grandi quotidiani / settimanali, magari anche servizi tv e comparsate sulla stampa estera più prestigiosa… ma a me francamente interessa altro, ossia che Cortona abbia recuperato con grande dignità il suo rapporto con il mondo etrusco, rinsaldando le basi di un binomio fondamentale. Il tutto grazie a un’ottima idea tutta made in Cortona, partorita nei nostri ambienti e portata avanti con le nostre risorse umane, le nostre conoscenze, i nostri contatti
L’importanza reale della mostra sta, secondo me, in piccoli messaggi/stimoli di fondo, che ad esempio ci fanno ricordare quanto siano stati lungimiranti coloro che fondarono l’Accademia Etrusca, all’inizio del ‘700. Il recupero del “De Etruria Regali“, della figura di Thomas Coke e l’interessante indagine che va nel profondo delle origini dell’etruscologia nei rapporti fra Etruria e Regno Unito ci regala una Cortona protagonista principe di quella stagione, avanguardia di una nuova tendenza, espressione del meglio di un’epoca. Peccato che col tempo abbia perso tale leadership, abdicando ad altre realtà che sul mondo etrusco hanno costruito una fortuna. Noi abbiamo fatto molto, ma probabilmente qualcosa di più lo potevamo fare. L’impegno messo in atto da un po’ per recuperare terreno, a cui si aggiunge coerentemente la richiesta inoltrata all’Unesco insieme alle altre 11 città della “dodecapoli” etrusca di cui è stata data notizia in coincidenza con l’avvio della mostra, è un segnale importante e, come detto, la mostra rappresenta un bel traguardo raggiunto
Tutto il resto è promozione, ma per il turismo dicono che faccia brodo quello, quindi ok.
Il problema, semmai, sono gli spazi: vista l’entità del progetto, ben superiore come portata rispetto a quanto visto nelle due precedenti collaborazioni con Hermitage e Louvre, il MAEC si è dovuto “stringere” proprio per ospitare i reperti del British e tutto il resto della mostra. Si è lavorato molto per riorganizzare le sale e contenere l’impatto di questo “inserimento”, con degni risultati, ma certo c’è da rimpiangere certe scelte mancate del passato, il non aver investito nella creazione di spazi espositivi adeguati negli anni in cui si poteva ancora fare. Perchè è sicuramente bello che si trovi tutto all’interno del MAEC, come arricchimento del museo stesso, ma l’assenza di un luogo per grandi mostre a Cortona indubbiamente continua a farsi sentire e il pensiero, a questo proposito, va anche alla Fortezza del Girifalco
Si sa come Umbria Jazz, in ormai dieci lustri, abbia portato a Perugia e dintorni,…
Convegni, tavole rotonde, degustazioni enogastronomiche, mostre fotografiche e documentali tutto dedicato all'animale simbolo della Valdichiana:…
“E io vado a mangiare dallo zio Ernesto!!” Scommetto che se solo avesse un ospitale…
È uscita la nuova guida di Condé Nast Johansens per una vacanza in una delle…
Nel genere da me e da tanti altri amato c’ è sempre stata la contrapposizione…
TOP TEN Mussolini il capobanda. Perchè dovremmo vergognarci del fascismo di Aldo Cazzullo,…