Tanto che siamo in tema di “Seconda Repubblica”, o cosiddetta tale, esprimerò un’opinione su quella che secondo me è una delle più significative mistificazioni di questi ultimi vent’anni, ossia la figura del Super-Sindaco. Investito di presunti super-poteri grazie alle legge che sancì la sua elezione diretta, la figura del primo cittadino in questi due decenni è stata sottoposta a una doppia forza, uguale ma opposta, che ha messo chi occupa questo ruolo in una situazione poco piacevole, per non dire estremamente difficile, tant’è che ormai a chiunque ambisca a fare il Sindaco io consiglio sempre di desistere, perchè secondo me “non conviene”.
Vi spiego meglio.
L’attribuzione di super-poteri, derivanti proprio dall’elezione diretta, ha caricato progressivamente il Sindaco di un’aurea da salvatore della patria, defensor plebis de noantri, uomo al servizio della comunità che tutto può all’interno del suo Comune (quindi può decidere tutto e risolvere tutto a suo piacimento) e allo stesso tempo deve guidare la difesa della sua città contro tutti e contro tutti, specie contro i cattivi che dall’esterno remano contro (lo Stato che vuol tagliare qualcosa, le aziende pubbliche ormai privatizzate che vogliono segare qualche servizio ecc ecc)
Il risultato è stato che con gli anni sempre più, per qualsiasi problema, richiesta, lamentela o inefficienza, i cittadini hanno assunto l’abitudine di rivolgersi al Sindaco, bypassando il resto e dimenticando tutto il resto (enti provinciali, regionali, parlamento ecc), convinti che possa e anzi debba risolvere tutti i loro problemi. Se qualcosa non va o non si viene accontentati in qualcosa, quindi, la colpa è del Sindaco
Allo stesso tempo, però, mentre si caricava il personaggio del Sindaco del ruolo di Super-eroe alleggerendosi di responsabilità, si provvedeva a togliergli ogni reale potere, ingabbiandolo con strumenti quali il fantomatico ‘patto di stabilità’, che è un po’ come la kriptonite per SuperMan
Un Sindaco, quindi, adesso deve restare sveglio di notte per paura che piova e qualcuno dei suoi concittadini finisca allagato, ma allo stesso tempo deve chiedere ad altri, sopra di lui o lontani da lui, di evitare che si arrivi a questo punto. Oppure deve sperare che la delinquenza non proliferi, augurandosi che chi deve combatterla lo faccia.
Soccombendo a tale situazione avrà solo due strade: o combattere con ogni mezzo, cercando di vendere il meglio possibile quel poco che riuscirà a fare e tamponando il più possibile il dilagare dell’insoddisfazione, oppure lasciarsi andare al pianto pietistico, finendo però accusato di scaricabarilismo seriale e soprattutto, cosa inaccettabile nel violento mondo d’oggi, di non battere mai il pugno sul tavolo, quindi di non avere i cosiddetti e ora tanto esaltati attributi
E’ proprio per questo, per l’essere ormai un Braccio di Ferro rimasto senza spinaci o un Pippo che senza le noccioline non può divenire “Super”, che fare il Sindaco non conviene.
Non conviene a chi lo fa solo per dare un contributo alla propria comunità, in modo anche (positivamente) idealista, perchè sarà più il veleno da masticare delle soddisfazioni e si dovranno ben presto dimenticare le grandi illusioni, la progettualità di lungo periodo, le ideone e i cambiamenti epocali, arrendendosi a combattere nel quotidiano e a salvare il salvabile.
Ma soprattutto non conviene a chi vorrebbe usare questa esperienza come formazione e fase di passaggio verso qualcos’altro. La carriera, come si è visto in questi giorni, ormai si fa in modo diverso. Con balzi improvvisi e quasi miracolosi. E fare il Sindaco non serve più da trampolino, ma anzi ti tiene inchiodato a terra. Perchè significa 5 anni di sacrifici, di polvere da mangiare tutti i giorni, di polemiche con le opposizioni, di pazienza infinita nello spiegare ogni proprio atto e ogni propria scelta, in continuo rapportarsi con i propri assessori, i consiglieri, i cittadini. 5 anni di fatiche e di poca esposizione, di lavoro alla Oriali, mentre là fuori qualcuno si fa bello senza sforzi, solo con un po’ di furbizia. E magari vince anche i Mondiali