E’ di pochi giorni fa la notizia del raggiunto accordo fra l’amministrazione comunale di Montepulciano e i dipendenti dell’ente, attraverso le loro rappresentanze sindacali. Il nuovo accordo, i cui contorni sono spiegati qui, rappresenta un valido esempio che ci auguriamo venga preso in considerazione anche altrove. Perchè un’amministrazione comunale deve prima di tutto essere efficiente, offrire servizi ai cittadini, non sprecare e realizzare nei fatti un indirizzo politico, all’interno ovviamente di un quadro legislativo nazionale e locale.
Tutto ciò è però ormai impossibile se non ci si ri-organizza e in assenza di provvedimenti dall’alto, è il caso per quanto possibile di farlo partendo dal basso.
E’ palese che i cambiamenti (tecnologici e legislativi) negli ultimi anni sono arrivati a velocità altissima e si è rimasti indietro. Basti pensare che su scala nazionale la pubblica amministrazione attende il rinnovo di un contratto fermo ormai da tempo immemorabile: ciò non significa soltanto la necessità di provvedere a un mero adeguamento degli stipendi, ma l’urgenza di creare meccanismi che permettano di riaggiornare le macchine comunali, intervenendo anche a sanare i tanti rammendi e rattoppi che, in mancanza di un quadro chiaro e coerente, si sono susseguiti negli ultimi tempi.
Di fronte all’inerzia nazionale, che non è certo antidoto al caos e talvolta diventa vero accanimento (si vedano i recenti tagli ai trasferimenti dei fondi da usare per le consultazioni elettorali), rilanciare la contrattazione decentrata è quindi giusto e anzi, necessario e non più rimandabile.
Per quanto possibile a Montepulciano si è cercato di riparare a storture e malfunzionamenti, intervenendo su nodi critici quali l’organizzazione di qualifiche e posizioni, le progressioni economiche, il trattamento delle ore di lavoro prestate al di fuori dell’orario ordinario.
Come buon proposito per il 2017, quindi, mi permetto di suggerire prima di tutto questo a chi amministra i nostri comuni. Altrimenti sarà sempre più difficile soddisfare i cittadini con sempre meno personale e meno fondi a disposizione, come pure riuscire a trasformare in realtà le proprie volontà e le scelte che si credono giuste.
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A più di 40 anni dal primo contratto nazionale dei metalmeccanici, quest'anno sta accadendo una cosa inaspettata e importantissima: le tre confederazioni sindacali stanno prendendo in considerazione la proposta di confindustria di trattare anche a livello aziendale alcuni aspetti economici e normativi, chiamando, in sostanza, i lavoratori a percepirsi parte determinante per il successo dell'azienda in cui lavorano e quindi del proprio, come determinante per se stessi. E' una rivoluzione che porterà vantaggi ai singoli e alla nazione intera.
Il pubblico impiego è purtroppo lontanissimo da questo traguardo e i tre milioni di lavoratori in esso impegnati sembrano ancora lontanissimi dall'intendere il loro lavoro come qualcosa di diverso dallo stipendio che percepiscono, salvo per fortuna eccezioni nella nostra toscana presenti più che altrove; E' la qualità l'obiettivo di qualunque impegno umano, soprattutto nelle organizzazioni al servizio della popolazione, ben più complesso che fabbricare freni a disco o computer e condivido quindi l'opinione di Michele.
Sarebbe addirittura rivoluzionario per l'intera società se i politici locali si impegnassero in questa direzione, e son convinto che ci si arriverà.
I contratti nazionali collettivi di lavoro trovarono ,nella Carta del Lavoro del 21 aprile 1927,il primo importante riconoscimento nell'ordinamento giuridico.Esso era stato presupposto dalla configurazione dei Sindacati come Enti di diritto pubblico avvenuta l'anno prima.Quanto precede apparteneva all'ambizioso tentativo fascista di "normalizzare" le relazioni tra capitale e lavoro:istituzionalizzandole nell'architettura della Stato Corporativo.Caduto il fascismo ed affermati importanti principi, a tutela della dignità del lavoro e dei lavoratori,basti pensare agli articoli 36 e 39 della Costituzione,cominciò una "novella istoria" che sarebbe opportuno tenere presente.Fosse soltanto per dare a Montepulciano quel che spetta a Montepulciano.Affermazioni implausibili e demagogiche che prescindono da qualunque seria ricostruzione del contesto lavorativo e dei relativi conflitti che lo distinguono non spiegano nulla ed aizzano i sentimenti peggiori.Si pensi solo a due cose.Quando venne approvato lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori,molti giuslavoristi sottolinearono che esso rilanciava ,con tutti i rischi e pericoli,la corporativizzazione del Sindacato.Qualcuno si spinse ad affermare che era piuttosto il caso di parlare di Statuto dei Diritti del Sindacato.Il secondo aspetto attiene invece alle complesse relazioni tra Sindacati e Partiti.Che piaccia o no ,in Italia tutte gli orientamenti politici hanno trattato le organizzazioni alla maniera stalinista.Come cinghie di trasmissione dei partiti,come serbatoi elettorali,come strumenti di controllo in segmenti più o meno strategici dell'organizzazione statale.Quando le ragioni principali che sostenevano tali strategie vennero meno,con la fine del socialismo reale,l'assenza di un serio ripensamento sul futuro del paese impedì il serio ripensamento dei rapporti sindacali.Da allora in poi si va avanti in modo brigantesco:tra voucher,lavoro nero,svalutazione della dignità del lavoro e dei lavoratori.La cosa più indegna ,come sempre,è mettere il carro davanti ai buoi.Come se la causa principale di tale disastro sia stata la poltroneria dei lavoratori.Del resto, fa scuola Cadorna ,che ,dopo Caporetto,se la prese con la presunta codardia dei fantaccini.Sorvolando sulle tremende beghe che lo opponevano al suo rivale Capello.E che crearono decisivi impedimenti nella catena di comando e nello schieramento del nostro esercito quando gli austro-tedeschi attaccarono.Caro Lupetti,perchè non fa una bella intervista al Sindaco di Montepulciano ed ai rappresentanti sindacali che hanno negoziato l'accordo?Così capiremo meglio l'eventuale valore di novità di quanto avvenuto e ne trarremo profitto.