Con tutto il rispetto per la bella biondona e per la sua carriera politica che avrà sicuramente avuto la sua utilità per il paese è inevitabile non ridere di fronte alle decine e decine di status che si leggono in queste ore su Facebook. La Carlucci annuncia di “lasciare” Berlusconi entrando nell’UdC: intrisi del peggior maschilismo e/o anti-Berlusconismo, come pure di tanta sana indignazione, gli italiani si scatenato con la fantasia per commentare la notizia. Si va dall’ironico al sarcastico, non manca il volgare, ma l’impressione comune è una, ed è probabilmente giusta: magari ci sbagliamo, ma se anche la Carlucci se ne va, significa che la barca berlusconiana sta definitivamente affondando.
Sì, perchè quando anche i fedelissimi iniziano a scendere dalla barca se non addirittura a buttarsi in mare (l’UdC non è certo un “porto sicuro” col suo 6%), quando iniziano i “tradimenti” (nel senso politico del termine, sia chiaro…), il segno è alquanto balordo.
Ma avranno sbagliato valutazione quelli che scappano, compreso l’intramontabile Scajola e i misteriosi magnifici venti del PdL che sarebbero disposti alla fronda e vorrebbero il governo-Letta, oppure la valutazione la sta sbagliando Berlusconi, che dice di avere ancora i “numeri” per governare?
Un annetto fa già si suonava il requiem all’uomo di Arcore quando toccò rendersi conto che non era ancora finita: bastò uno Scilipoti (eletto fra i puristi dell’IdV) per mandare a monte i piani di liberazione nazionale e di nuovo CLN e fracassare la credibilità (politica, anche quella…) di Fini e compagnia.
Ma se la barca davvero affondasse, se il 25 Luglio del PdL dovesse andare in scena, con quali scelte potremmo uscire dai 17 anni della presunta “Seconda Repubblica” ed entrare nella terza?
A Bersani piace tanto la soluzione del governo “di garanzia“, ieri a Roma l’ha detto e ridetto. Se ne vanno i buffoni, arrivano quelli seri e traghettano il paese in porto sicuro, poi si rivota quando le acque sono tranquille. Il ragionamento non fa una piega, ma è molto più facile a dirsi che a farsi. Ovvio che per chi vive la fine berlusconiana come un novello 8 Settembre e crede che gli italiani abbiano la stessa testa pensante di quelli usciti dalla guerra mondiale la logica sia comprensibile: a quei tempi ci si mise tutti insieme, dai liberali (anzi, dai monarchici) fino ai super-comunisti e si fece partire la democrazia in Italia…peccato che adesso le cose siano leggermente diverse.
Quella era infatti l’epoca dei De Gasperi, degli azionisti, dei Pertini e dei Nenni, del Re Umberto palesemente più intelligente (e alto) del padre, del figlio e del… nipote, dei comunisti che in fondo anche se osannavano Baffone tanta voglia di fare il paesino satellite dell’URSS non ce l’avevano.
Questa, invece, che epoca è?
Di fronte allo spauracchio di una santa alleanza fra Di Pietro, Fini, Casini, Bersani-Renzi-Bindi e gli altri dieci-quindici sottoleader del PD, Rutelli e un’altra quarantina di sigle politiche cedo su tutta la linea e sorrido vedendo ricomparire sulla scena l’eterno Beppe Pisanu. Lui c’era negli anni 70, negli 80, nei 90, negli 0…e c’è nei 10. Immane. E così, in attesa del salvatore Divus Iulius, lieto mi addormento.