Dopo l’annuncio in pompa magna della candidatura del “paesaggio della Valdichiana” per il Patrimonio Unesco è bene proseguire qualche riflessione già avviata a proposito del progetto – Leopoldine la scorsa settimana.
I fatti sono noti: Valdichiana aretina e senese superano gli steccati provinciali e si uniscono prendendo definitivamente coscienza di avere fra le mani un patrimonio comune che può fruttare tanto più di quanto visto finora. Gli Amministratori, sollecitati da un soggetto attivo e lucido come Qualità e sviluppo rurale, decidono di investire un po’ di risorse per tentare di raggiungere un traguardo che è senza dubbio ambizioso, ma che porterebbe davvero dei benefici enormi.
L’idea è senza dubbio la migliore e più brillante fra le molte, talvolta discutibili, operazioni “di vallata” di cui ci si è riempiti la bocca in questi ultimi anni, con spese non sempre sensate e risultati altalenanti.
“Comunque vada sarà un successo“, si è detto ieri non a torto, perchè anche se il percorso non andrà a buon fine le ricadute positive ci saranno comunque. Ma è il caso di andare oltre la retorica da giornale e le foto di rito provando a trovare il significato più alto di quanto si è compiuto ieri in quel di Lucignano.
Il significato più alto è, a mio avviso, che ieri si è sancita una scelta definitiva e senza ritorno per il futuro.
E’ stata presa una direzione chiara: quella di cristallizzare un’identità che lo studio commissionato ad alcuni tecnici permetterà di identificare nel modo più approfondito e definito possibile.
Un’identità fatta di paesaggio, dimensione sociale viva, tradizioni, qualità della vita, modi di pensare e agire che sono nostri e, pur nelle differenze, comuni a tutti, da Montepulciano a Cortona, da Civitella a Chiusi. Un’identità verace, realmente esistente e non frutto di fantasia, sulla quale si dovrà lavorare per metterla in salvo e ravvivarla, senza snaturare nulla, nè perdere per strada alcunchè.
L’impegno preso è grande ed è bene farlo notare, perchè il rischio è che qualcosa rimanga sepolto sotto la coltre del “grande annuncio” a uso e consumo dei giornali.
Sia chiaro che non potrà certo la nostra Valdichiana, d’ora in poi, prevedere espansioni industriali impattanti, di qualsiasi genere. E nemmeno potrà cadere nel gioco commerciale del turismo di massa. Non potrà fingere, nè essere un salotto tanto bello da visitare, ma nel quale non si può più vivere bene. Non potrà essere una Disneyland fatta di messe in scena per correre dietro alle mode più stupide e alla gara dei numeri.
Dovrà essere, molto semplicemente, sè stessa. Mantenere intatta la propria dignità. E dovrà volersi molto bene.