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Calma Olimpica, e arrivederci a Rio

Da McCartney agli Who, da the movement you need is on your shoulder a hope I die before I get old: è stata l’Olimpiade della consacrazione inglese, anzi britannica, come polo culturale e di civiltà ancora brillante e in grado di orientare i gusti e le mode del mondo. E’ così almeno dagli anni ’60, dai tempi della Swingin’ London e la perfida Albione, come ha detto Sebastian Coe, anche stavolta ha fatto quello che doveva fare, e l’ha fatto benone. Si, vabè, avrebbe pure potuto evitare di rubare l’oro al nostro immenso pugile Cammarelle, ma questo è un altro discorso.

Questa di Londra da un certo punto di vista è stata l’Olimpiade dell’Europa che resiste e può ancora fare tanto con quello che ha, anche se i migliori cominciano ad aver passato i 60. E’ stata però un’olimpiade che ci ha fatto sentire europei, ridandoci una qualche speranza nonostante la crisi e i cinesi che ormai si infilano praticamente ovunque, anche dove non ci sono stati mai… perfino nella scherma.

Proprio la scherma, insieme a schioppi, pistole, archi, imbarcazioni e arti marziali varie, continua a tenere a galla l’Italia, paese a cui evidentemente non mancherebbero i guerrieri, ma mancano generali all’altezza. Per il resto i flop non sono mancati, uno su tutti quello del nuoto e il bilancio finale, 8 medaglie d’oro, ci tiene in media col passato recente, ma è lontano anni luce dai ricchi bottini di quando ancora in Italia si credeva davvero nello sport.

Dovendo fare la chiosa, su ordine di Monia Bracciali (e io, come Garibaldi, obbedisco!) evito di consegnare medaglie, limitandomi a elencare le mie più forti emozioni di questi giorni. Il nostro fioretto femminile, ma anche quello maschile che ha preso l’oro a squadre; quel clamoroso 10 d’oro dell’arciere Michele Frangilli, la record-girl Jessica Rossi, e mettiamoci pure Cammarelle, il bronzo della pallavolo col foianese Fei (con cui, ho verificato, nel 1993-94 ho davvero giocato contro!) e quello del povero Fontana, costretto a un finale di corsa in Mountain Bike fantozziano “In sella, alla bersaglieraaaaa!“. Poi ovviamente la doppietta di Bolt, la 4×100 da infarto, e il povero Asafa Powell che, azzoppato, ha corso i 100 eguagliando il mio record personale.

Peccato che la Rai abbia fatto spesso confusione: di tutta la truppa salvo solo il glorioso Antinelli, che perlomeno ci prova a fare telecronache non medievali e ci mette sempre il cuore.

Adesso c’è solo da pensare a Rio 2016, e a dove saremo fra 4 anni, perchè francamente la frase Hope I die before I get old non m’è mai piaciuta, nemmeno nei più nichilistici momenti dell’adolescenza. Chi saremo, cosa faremo, con chi saremo. Chissà, magari saremo tutti ancora qui, a invecchiare nelle nostre case con le travi a vista, o forse ci troverete già a Rio e avremo aperto quel gazebino sulla spiaggia con due spinatori bellini bellini come tante volte ci siamo detti queste settimane. Forse ci troveremo proprio là, come le stars, a bere la spuma bionda che avremo esportato con enormi introiti in terra brasiliana.

Ad maiora boys…e buon Ferragosto post-olimpico!

Michele Lupetti

Colui che nel lontano 2006 ideò tutto questo. Fondatore e proprietario di ValdichianaOggi, dopo gli inizi col blog "Il Pollo della Valdichiana". Oltre a dispensare opinioni sulle cose locali è Beatlesiano da sempre (corrente-Paul Mc Cartney), coltiva strane passioni cinematografiche e musicali mescolando Hitchcock con La Corazzata Potemkin, Nadav Guedj con i Kraftwerk. I suoi veri eroi, però, sono Franco Gasparri, Tomas Milian, Maurizio Merli, Umberto Lenzi... volti di un'epoca in cui sarebbe stato decisamente più di moda: gli anni '70

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