Con ripetersi quasi ciclico dopo Castiglion Fiorentino, Cortona, Sinalunga e altri comuni ecco che pure Foiano della Chiana finisce sotto la gogna delle biomasse. Un termine ormai divenuto per molta parte dell’opinione pubblica uno spauracchio e per chi amministra una difficile patata bollente fra scelte e indirizzi politici che vorrebbero andare in una direzione e realtà di leggi e regolamenti che spesso remano in direzione opposta. La pietra dello scandalo (la stampa locale ha iniziato a raccontarla circa una settimana fa, ma l’iter si muove da tempo) stavolta è la richiesta di autorizzazione all’installazione di sei piccoli impianti nella ex area Angigos, area industriale lungo la ex SS327.
La storia, specialmente per la presenza di sei piccoli impianti distinti, ricorda molto quella di Renaia che tanto scalpore suscitò a Cortona.
E’ giunto da poco a conclusione il lungo iter della Conferenza dei Servizi in Provincia, a cui hanno partecipato anche i rappresentanti del Comune di Foiano che sin dall’inizio ha espresso forti dubbi sull’ipotesi di installazione, motivando questa posizione con rilievi di vario genere, anche sul piano tecnico. A questo punto la decisione è nella mani della Giunta provinciale e dovrebbe arrivare tra non molto, forse prima di fine mese.
Intanto è uscita anche una presa di posizione dei 3 partiti che fanno parte della maggioranza di governo foianese (PD, PSI e Rifondazione) che ricalca quanto espresso dal Comune. “Nessuna preclusione alle centrali a biomasse” dicono “ma solo la ferma bocciatura di uno specifico progetto che presenta aspetti negativi senza recare alcun vantaggio per il territorio e la comunità“. I partiti sottolineano anche la mancanza di una filiera corta, che era stata auspicata in campagna elettorale come requisito essenziale per eventuali impianti a biomasse. “Non si può parlare” continuano inoltre “di attività vera e propria perchè l’unico fine di questa iniziativa imprenditoriale è rappresentato dall’incentivo pubblico, quello sostenuto dalle famiglie con i propri consumi energetici, che grazie all’espediente di realizzare sei piccole centrali da parte di sei piccole società, anzichè una centrale più grande, verrebbe ingiustamente percepito nella percentuale maggiore“.
In queste parole riecheggia a tratti quanto scrivevano gli oppositori delle sei mini-centrali di Renaia. Un curioso episodio alla Gianbattista Vico, fra corsi e ricorsi storici, in cui stavolta la posizione dell’ente pubblico ha degli elementi di diversità rispetto a quanto visto a Cortona, pur essendo identico il colore politico e la composizione partitica. Ma d’altra parte era stato lo stesso assessore all’ambiente foianese Stefano Loppi ad assicurarci, in un’intervista dell’epoca di Renaia, che se si fosse trovato in una situazione simile a quella cortonese si sarebbe comportato diversamente.
Come detto prima la volontà di dire No che discende da valutazioni politiche e scelte di fondo amministrative basate su quello che si ritiene sia l’interesse della comunità locale spesso però non combacia con quanto stabilisce la legge e con le maglie entro cui l’imprenditoria cerca (in modo perfettamente lecito e legale) di ritagliarsi il suo spazio. E qui nasce la patata bollente che ora è nelle mani della giunta provinciale.
Staremo a vedere come andrà a finire. E soprattutto se il finale sarà diverso da quello visto altrove, perchè quello che conta poi (questa frase piacerebbe forse a Boskov) è il risultato finale
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La scelta politica e civile di Foiano sarà diversa da quella di Cortona e Castiglion Fiorentino, ma non per posizione ideologica preconcetta ma per testimoniare la immoralità civile dell'investimento, Benchè l'investitore agisca nelle regole della legge e in maniera lecita io personalmente trovo immorale che si possa speculare approfittando dello slancio e dalla moda delle rinnovabili, che per quanto auspicabili questo sistema di speculazione, frazionano l'impianto in sei unità per trarne il massimo vantaggio. L'errore sta nella legge, fatta tempo fa per incentivare questo tipo di investimento al tempo non usuale, adesso chi ha i capitali ha capito come funziona il giochino e cerca il massimo profitto approfittando delle piega mal formate nella legge.
Vadano a farle in altri territori, senza tralasciare poi in che mani andremo a cadere senza nessuna garanzia che il combustibilila sarà per tutta la vita eticamente compatibile e che invece non passino a bruciare olio proveniente da territorio sfruttati e lontani mille miglia.