Ormai abbiamo perso il conto degli anni in cui, sempre intorno al Febbraio/Marzo, si riaccende il tema della collocazione di Arezzo Wave e la necessità di reperire risorse fra istituzioni, soggetti misti, associazioni di categoria ecc ecc affinchè il festival rimanga a casa, o ci ritorni. Qualche politico, di solito di sinistra o centrosinistra, spesso giovane o semi-giovane, rilancia una serie di frasi sentite ormai troppe volte sull’importanza di questa manifestazione e di questa sigla per la città e la provincia e chiede un impegno da parte di tutti. Anche col renzismo pare che il ritornello non sia cambiato e non manchino ‘paladini’ della causa di Arezzo wave nemmeno fra i volti nuovi, ma con parole vecchie.
Pur essendo un fan storico di Arezzo Wave penso che sia giunto il momento di analizzare la questione in modo diverso, un tantino aggiornato ai tempi e alla situazione attuale.
Prima di tutto capire che non siamo più nel 2006, ma nel 2014.
Ciò ci pone davanti a un primo dato di fatto: il sostegno pubblico e semi-pubblico può esserci, ma in modo comprensibilmente limitato e non in grado di sostenere le operazioni faraoniche dei tempi d’oro. Ci vuole quindi qualcosa di differente
Poi c’è da metabolizzare il valore reale attuale della manifestazione. La sua portata, anche come “nome”, e la qualità del prodotto. Da questo punto di vista Arezzo Wave è a mio avviso una sigla certo ancora importante, ma di sicuro non più di richiamo come poteva essere fino agli anni d’oro. Il girovagare per l’Italia probabilmente non ha giovato e le abitudini di massa sono cambiate.
Già col ritorno in patria del 2012 è apparso a me evidente come l’interesse della gente negli anni si sia spostato anche altrove, tant’è che l’edizione del rientro in patria soffrì per la prima volta pesantemente la concorrenza di Umbria Jazz, come pure delle Notti Rosa aretine e di tanti altri eventi minori.
Per il livello musicale, inoltre, avevo sottolineato la sensazione (ovviamente anche quella personale) che si fosse trattato più che altro di un festival “nostalgico”, con l’asse, le intenzioni e le scelte artistiche ancora ferme a 10 anni prima, quando davvero era il top del mondo.
Nel 2013 si è poi passati all’edizione realizzata nel comune di Civitella, ad Albergo, in tono minore e con una proposta musicale onesta ma certo non trascendentale. In quel caso il Festival ha raggiunto un risultato apprezzabile per le (ridotte) pretese di partenza, confermando però l’impossibilità di non poter più tornare ai livelli del passato. E infatti, nel 2013, nei giornali si è parlato molto di più del Mix Festival di Cortona e dell’esibizione di Jovanotti.
E’ proprio per questo che dico che occorre cambiare approccio, considerando un elemento a mio avviso piuttosto importante: negli ultimi anni, anche a causa del ‘vuoto’ lasciato da Arezzo Wave nel periodo 2006/12, sono nate molte altre realtà, sicuramente ‘minori’, ma non per questo non meritevoli di sostegno e non in grado di raggiungere risultati importanti. Penso ad alcuni festival delle vallate e ad altri che anche nel capoluogo hanno fatto vedere belle cose. Dietro ci sono associazioni, cooperative e altro, ma soprattutto ci sono persone competenti, con idee, proposte nuove, voglia di fare, professionalità
Piuttosto che rinchiudersi di nuovo in uno schema attempato del tipo ‘si cerca di trovarvi un po’ di soldi, poi fate voi’ è quindi il momento non certo di dire addio ad Arezzo Wave o ‘epurarlo’, ma di considerare di sostenerlo, semmai, di fronte a un deciso rinnovamento della formula. Una formula che trasformi quella sigla così gloriosa in un vero patrimonio di tutta la realtà aretina, vallate comprese, e che si fondi non tanto su un sistema di richieste e concessioni, ma sul mettere in una nuova e più grande rete tutti coloro che in questi anni hanno dato ampia prova di qualità
In quel caso, con un’Arezzo Wave davvero aretina, una sigla che diventi collante per una formula che prevede in sè la collaborazione di tante realtà e tante persone valide, il sostegno pubblico sarebbe non solo auspicabile, ma doveroso