Questi tragici giorni seguenti al sisma che ha colpito il centro Italia, oltre a impressionarci e renderci inevitabilmente partecipi di un dramma che giustamente sentiamo vicino, ci ha aggiornato sullo ‘stato delle cose’ del popolo italiano, fornendoci una non richiesta cartina di tornasole degli umori, degli istinti, dei pensieri medi presenti nel nostro popolo in questo 2016
Si è così vista (e letta) la solidarietà, la sensibilità, la voglia di dare una mano, di non restare fermi, di aiutare. Sono le doti che abbiamo da sempre e che ogni volta manifestiamo con modalità tipicamente italiane, cioè spesso disorganiche, spontanee e per questo disorganizzate, caotiche, un po’ raffazzonate. A quanto sembra siamo ancora il paese descritto molto bene da Walter Veltroni in un bel libro di qualche anno fa, “L’inizio del buio”, in cui raccontava la tragica vicenda del piccolo Alfredino Rampi, il bimbo caduto nel pozzo a Vermicino nell’estate 1981: tanta buona volontà, tanta affannosa partecipazione, tanta voglia di aiutare e di conseguenza (purtroppo) tanto caos
Abbiamo così visto nascere punti di raccolta di materiali spesso superflui e volontariato senza competenze quando invece c’è un sistema di Protezione Civile che lavora tutti i giorni per affrontare in modo professionale momenti di emergenza come questi, coordinando uomini, mezzi e risorse. Sempre meglio questi episodi, comunque, dell’improduttivo e becero litigare su Facebook, del barbarico rimando ai migranti o di tanti sciacallaggi mediatici di un sistema di informazione che è messo peggio di un malato terminale
Insomma: social e circo mediatico ci hanno mostrato il peggio del paese, mentre le iniziative spontanee ci hanno confermato che comunque la buona volontà è tanta, ma la logica spesso è poca
C’è voluto qualche giorno per capire che l’unico atto utile è donare qualche soldo in luogo delle coperte o dei vestiti vecchi, ovviamente usando i canali ufficiali e sperando che le istituzioni facciano le istituzioni.
Da questo punto di vista bene ha fatto il ministro dei beni culturali Dario Franceschini a destinare parte l’incasso dei musei statali di questa domenica alla ricostruzione
E allora, se davvero vogliamo dare una mano, facciamo oggi una visita in un museo. Statale, o anche Comunale o privato perchè vari soggetti museali (anche nel nostro territorio) hanno mutuato la decisione di Franceschini e compiuto una scelta uguale o simile
Perchè poi vedere un museo, magari in famiglia, fa bene: fa capire in che splendido paese viviamo e infonde conoscenza. E’ proprio dalla conoscenza (che non è una cosa da usare per atteggiarsi a intellettuali, ma è una cosa che serve davvero) che si sviluppa la logica, quella che poi nei momenti cruciali della vita fa compiere scelte sagge, rende capaci di incanalare i sentimenti per vie giuste e, soprattutto, utili
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