In questi ultimi giorni due notizie concomitanti (l’impegno di Aboca e di Bonifiche Ferraresi in Valdichiana) hanno finalmente riportato l’agricoltura al centro dell’attenzione. Che essa possa, anzi debba, tornare a essere un volano di sviluppo, ovviamente adeguandosi ai tempi e alla nostra realtà meglio di quanto accaduto in passato, pare essere opinione condivisa da tutti. E’ un segnale positivo, perchè finalmente si comincia a capire che non esiste solo il turismo fatto di semplici numeri, ma che esso può convivere e anzi essere positivamente affiancato anche da altro
L’iniziativa, però, non deve restare esclusivamente nelle mani della buona volontà e dello spirito imprenditoriale privato perchè rischierebbe sia di restare fine a sè stessa, non integrandosi col resto e raggiungendo risultati modesti, sia di rivelarsi addirittura impattante in senso negativo sull’esistente, sull’economia, sul nostro stesso sistema agricolo per come è stato organizzato fino ad oggi
Quello che serve, quindi, è inserire gli investimenti di chi può e vuole farli in una strategia complessiva che porti giovamento a tutti. In questo senso, quindi, si richiede un segnale di presenza di qualcos’altro oltre al privato, soprattutto di quello di grandi dimensioni e forza economica. Penso quindi alle associazioni di categoria, come pure agli amministratori.
Ridisegnare l’agricoltura in Valdichiana, restituirle un ruolo da protagonista e da traino per tutta la nostra economia, è compito di tutti e va fatto tutti insieme. Non può essere delegato a qualcun altro, ignorato o accantonato per altro più utile nell’immediato, ma molto meno sul lungo termine.
In questo senso dai nostri Comuni qualcosa di buono si intravede: pare chiaro che Sindaci e Assessori hanno colto l’importanza della questione dando primi segnali: tutta sta, adesso, a tradurre questa intuizione in un impegno concreto. Prendendo il toro per le corna, con qualche idea che restituisca protagonismo al ‘pubblico’ e possa rivelarsi anche un utile coadiuvante al tutto
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Fa benissimo a porre il problema del confine che separa un progetto di sviluppo sostenibile e lungimirante da un pateracchio speculativo ammantato di parole vuote.Il "Pollo" potrebbe assumersi la responsabilità di animatore culturale della faccenda.Persone integre e competenti da coinvolgere non mancano.Basti pensare a Teresa Isenburg ed agli allievi dell'indimenticato Lucio Gambi.