Vi siete mai fermati a osservare i palinsesti televisivi delle reti generaliste? Tolti i canali tematici e la grande attenzione al magna-magna (ormai siamo tutti cuochi) la politica rappresenta l’argomento più gettonato e da essa si originano moltissime trasmissioni e ore di televisione. Negli ultimi mesi il solito meccanismo biunivoco che lega Tv e opinione pubblica (una condiziona l’altra, e si spingono a vicenda verso la stessa direzione) ha prodotto una vera rivoluzione, tant’è che il tradizionale discorso da intellettuali un po’ snob della serie “nessuno si interessa alla politica, la genta pensa solo al calcio” suona totalmente fuori dal tempo.
Gli italiani si stanno interessando di politica e hanno seguito con estrema attenzione le ultime vicende, dalle primarie PD in poi, passando per le elezioni, i tentativi di fare un governo e il voto sul Presidente della Repubblica
Di politica si parla lasciando da parte quel senso di vergogna che fino a poco tempo fa comportava l’infilarsi in certi argomenti, con modalità del tutto simili a quelle del tifo calcistico. E’ evidente come il calcio stia cedendo il passo e per averne la riprova basta andare un pomeriggio dal barbiere, o fermarsi a origliare i tipici capannelli di persone nelle piazze o in un qualche mezzo pubblico. Alle polemiche sui rigori rubati sono preferiti duelli rusticani su Grillo, Renzi, Bersani e compagnia bella. Alla sera si rientra a casa e girando i canali non si trovano più le partite e nemmeno i film, ma spazi di dibattito politico, di vario genere e livello qualitativo, con le solite facce che girano da un salotto all’altro. Il giornalista/opinionista interprete delle vicende politiche è ormai il ruolo televisivo più gettonato perchè risponde a un’esigenza reale: la gente ha bisogno di ore e ore di trasmissione di quel tipo. O coi politici, o con chi parla di loro, l’importante è parlarne.
La cosa che mi lascia perplesso è che questo ritorno degli italiani alla politica, che qualcuno di sinistra nostalgico degli anni 60 (i mitologici anni dell’impegno) potrebbe pure interpretare in modo positivo, fa comodo a tutti meno che al popolo italiano stesso.
Fa comodo ai politici che si tramutano in attori di una vicenda simil-telenovela e quindi restano sempre al loro posto, anno dopo anno, puntata dopo puntata e più ne combinano più restano lì continuando a far parlare di sè. Nessun fan di Beatiful manderebbe via Ridge, anche se ne ha combinate di tutti i colori
Fa comodo anche alle televisioni, che non possono più spendere per acquistare i diritti degli eventi sportivi, ormai costosissimi, che sono in crisi anche per il cinema, che non hanno più la possibilità e la volontà di investire alla ricerca di nuovi format o nella produzione di fiction. La politica in Tv costa poco o niente, perchè gli ospiti vengono gratis e non c’è bisogno di scenografie, genialate, lavori o studi particolari. Bastano cinque o sei sedie e un presentatore. E ci riempi 3 ore.
Il problema è che spettacolarizzando la politica e tramutandola in un circo a uso e consumo delle televisioni, si abbassa il livello della politica stessa (che già di suo era basso) e dell’opinione pubblica (pure lì eravamo già messi maluccio). Tutto è semplificato, ridotto a un gioco di ruoli, proprio come il calcio. Purtroppo non capire nulla di calcio e volerne parlarne lo stesso è sostanzialmente innocuo, ma la stessa cosa non può dirsi per la politica