Come avevo previsto all’indomani delle primarie PD dello scorso 8 Dicembre si è compiuto l’atto conseguente alla vittoria di Renzi: la conquista, attesa sin dai tempi della Ruota della Fortuna, del ruolo di Presidente del Consiglio. Rispolverando una prassi tipica dei governi monocolore (e non) DC della prima Repubblica il leader del PD ha provveduto a una “staffetta” col suo predecessore Letta, senza nuove elezioni, mantenendo pressochè intatta la maggioranza parlamentare su cui il governo si fonda e cambiando una larga parte dei ministri.
Chi ha gridato al ‘colpo di stato’ o ha sottolineato il fatto che nessuno abbia mai votato Renzi (se non quelli del PD, alle primarie per la scelta del loro Segretario Nazionale), pur esprimendo un’indignazione comprensibile, ha però preso un abbaglio per due motivi:
1) ai tempi della Prima Repubblica tali manovre di “staffetta” erano una prassi normalissima, anche se più motivate politicamente e meno indotte da motivi personali-leaderistici come in questo caso. Ad ogni modo la scelta è stata avallata da un voto della direzione del partito ‘egemone’ (allora la DC, oggi il PD). Quindi non c’è stato un colpo di stato, ma semplicemente un ritorno al passato.
2) in Italia il Presidente del Consiglio non si vota direttamente, ma viene incaricato dal Presidente della Repubblica e da nessuna parte c’è scritto che debba essere stato eletto in parlamento. Quindi l’indignazione non ha fondamento giuridico e avrebbe dovuto scattare non solo adesso, ma in molte occasioni anche precedenti (ad esempio con Monti, e per molti versi anche con Letta)
Una serie ulteriore di qui pro quo ha poi portato molti a dichiarare chiusa con l’avvento al potere di Renzi la fase della “Seconda Repubblica”, a mio avviso neanche mai esistita, e l’inizio di una fase storica nuova che dovrebbe andare oltre lo schema tipico della nostra politica visto negli ultimi 20 anni.
Viste queste affermazioni, tutte da provare coi fatti futuri, mi viene da chiedere cosa abbia in fin dei conti rappresentato, e a cosa possa essere servita, la cosiddetta “Seconda Repubblica” (che, ripeto, per me non è mai esistita), prendendo atto come premessa che nonostante tutte le chiacchiere di questi ultimi 20 anni le ideologie non sono sparite, perchè non potranno mai sparire (essendo ‘sistemi di valori’ che ognuno di noi necessariamente ha dentro di sè), ma semmai si sono riadattate ai tempi.
Un partito egemone adesso esiste, come nella Prima Repubblica, ed è rappresentato in questo momento dal PD che con meno di un terzo dei voti riesce comunque a esprimere il Presidente del Consiglio, appoggiandosi su altre forze minori di centro (Scelta Civica, Nuovo Centrodestra). Come faceva la Dc, per l’appunto. Con l’arrivo di Renzi a capo del PD, frattanto, è stato inoltre reciso ogni legame residuo con la storia passata del PCI-PDS-DS portando quindi il PD a un calderone di idee vario, senza troppe connotazioni e quindi buono un po’ per tutte le stagioni. Come appunto la DC
A destra si riorganizza “Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale” che di fatto recupera (con orgoglio) il patrimonio elettorale e valoriale che fu dell’MSI e poi di AN.
La Lega già nel 1993 aveva raggiunto dimensioni importanti, e quindi la si può definire una costante già esistente e non una novità della Seconda Repubblica.
La differenza rispetto al 1993 è Forza Italia, un partito di centrodestra liberale che per anni ha vissuto della forza del suo leader Silvio Berlusconi, indubbiamente uno dei personaggi-simbolo della cosiddetta “Seconda Repubblica”, ma il cui futuro è probabilmente dipendente dai destini del leader stesso e il cui elettorato moderato potrebbe anche trovare sistemazioni diverse, perfino nel PD (e infatti molti elettori di Forza Italia hanno manifestato simpatie per Renzi e in alcuni casi sono perfino andati a votarlo alle primarie).
Rispetto al 1993 c’è poi di nuovo il Movimento 5 Stelle: totalmente anti-sistema, in polemica fortissima con tutto il resto dell’agone politico e con un linguaggio completamente avulso e diverso, come s’è visto ampiamente in quella sorta di dialogo fra sordi fondato sulla battuta da avanspettacolo che è stato lo streaming dell’incontro Renzi – Grillo. Un movimento di dissenso che nasce dalle inadempienze della classe politica, sempre più gravi e reiterate, di questi ultimi 20 anni.
Una differenza evidente rispetto al 2003 è la totale scomparsa della sinistra e di una “casa” che la racchiuda tutta in sè, senza mescolarsi o farsi dominare passivamente da altro (come avviene ora nel PD): quel bacino elettorale che ancora esiste, seppur minoritario e probabilmente in dimensioni minori rispetto a vent’anni fa, non ha più trovato rappresentanza. Dopo la scomparsa del PSI e del PCI la sinistra ha continuato a trovare posto in partiti come il PDS-DS e Rifondazione, ma è poi progressivamente sfociata nel non voto, o nel voto senza convinzione al PD, o nel passaggio al grillismo.
Dando quindi una risposta secca si può affermare che la “Seconda Repubblica”, oltre al diffondersi di mitologie prive di fondamenti giuridici (‘il premier’, ‘il governo forte’ ecc ecc), ha portato a due risultati: la scomparsa di una “casa” per la sinistra e la nascita del Movimento 5 Stelle.
Su questo elemento invito tutti coloro che ancora si sentono di sinistra e sono rosi in queste ore in imbarazzi pesanti (vedi i ‘civatiani’) a fare un esame attento del ‘prima’ e del ‘dopo’ a cui abbinare anche un approfondito esame di coscienza