E’ andata bene. Il 70esimo della Liberazione non è stato lasciato da parte dai nostri Comuni, ma anzi è riuscito a essere protagonista in una stagione di suo non adatta alle cose più serie come è l’estate. Tante le iniziative che in vario modo hanno contribuito a tenere vivo il ricordo: momenti solenni, approfondimenti e altre occasioni un po’ più leggere e “pittoresche” che avvicinando il tema un po’ a tutti i palati hanno portato a un bel riscontro di partecipazione. In fin dei conti si potrebbe dire che la Liberazione è stato un motivo in più per promuovere eventi e con questi ravvivare ulteriormente l’estate… molto bene
I grandi assenti, purtroppo, sono stati un po’ ovunque i giovanissimi e per quelli è necessaria una riflessione a parte. Fare la solita predica dandoloro degli ignoranti e degli svogliati non ha senso. Il loro disinteresse non è solo discendente da un deficit culturale generale e da una falla del sistema scolastico-educativo, è anche il risultato della distanza temporale che inizia a pesare e il fatto, tanto per dirne una, che un adolescente di oggi ormai nella maggior parte dei casi non abbia neanche più un nonno testimone di quelle vicende. Egli, inoltre, è figlio di una generazione “intermedia” cresciuta negli anni 80 che certo non ha dato a determinate ricorrenze il peso che veniva dato 10 o 20 anni prima. Le cose, quindi, sono parecchio diverse rispetto a qualche anno fa e la Resistenza non è sentita come propria
La soluzione non è però quella di lasciar perdere o di rinchiudersi in celebrazioni certo utili ed emozionanti, ma riservate agli over 40. La grande forza della nostra guerra di Liberazione, ancora oggi valida, è l’esempio moderno ed eterno dato da tanti uomini e donne italiane con le loro scelte e gli atti compiuti in quel particolare e drammatico momento
Per questo vale la pena continuare a parlare di Liberazione e di Resistenza, utilizzando la lettera maiuscola per entrambe, che fa un po’ scuole elementari e assomiglia all’analoga “R” maiuscola da usare per la parola “Risorgimento”
Perchè sottolineando il valore universale della Liberazione si possono prevenire i “rigurgiti” autoritari, guerrafondai, intrisi di razzismo e violenza che ancora serpeggiano nella nostra opinione pubblica. Perchè si può capire meglio la nostra storia, anche quella locale. E soprattutto perchè si può apprezzare di più lo slancio positivo e di dignità che i nostri avi (siano essi nonni o bisnonni poco importa) hanno avuto, ognuno a suo modo e ognuno con la sua micro-storia, in quel periodo a cavallo fra il 1943 e il 1945
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Lupetti, il periodo 1943/1945 italiano viene trattato abbondantemente nelle scuole te lo assicuro.
Magari io lo integrerei con qualche brano del libro di Pansa, il sangue dei vinti.
Ancora "Il sangue dei vinti"...Signor Nucci l'argomento venne trattato distesamente qualche tempo fa, e con serietà democratica. Visto che a Lei piace tanto citare un solo libro in materia, immagino che abbia letto senz'altro il bel libro di Claudio Pavone, uno storico (non un giornalista, a ognuno il suo mestiere, e credo sia evidente che uno storico inquadri in modo compiuto la realtà del momento passato, in tutti i suoi aspetti)
Il libro, in due volumi (lo so, richiede un certo sforzo) si intitola "Una Guerra Civile. Saggio sulla moralità della Resistenza" con la Erre maiuscola di un momento della nostra storia, riconosciuto e rispettato da inglesi (vedi il discorso dell'addetto militare britannico, non un bolscevico) americani e finanche tedeschi, pensi un po'!Vedrà, non si tacciono aspetti oscuri, ma vengono spiegati alla luce della serietà storica, non di una superficiale visione della realtà, consultando archivi, ascoltando le esperienze di chi c'era davvero. Buona lettura
...non l'ho letto e non ci penso neanche a leggerlo!