Opinioni

Le vecchie Case del Popolo si potrebbero recuperare come spazi sociali?

Qualche giorno fa mi è capitato di leggere un libro dal titolo significativo “Casa del Popolo” sottotitolo: “40 autori nella casa del popolo”.

Nel libro si leggono i racconti di 40 cittadini che hanno contribuito a costruire e gestire varie Case del Popolo di Firenze e anche di alcuni di quelli che le hanno soltanto frequentate. Un’escursione corale, un po’ nostalgica, ma che vuole guardare al futuro delle Case del Popolo che hanno segnato, in una parte della nostra regione, la vita politica e culturale di migliaia e migliaia di giovani e che adesso, anche a causa del Covid 19, sono in crisi profonda.

Si tratta di quaranta racconti talvolta ironici, o tristi, qualche volta allegri, in cui si alternano tra ricordi e aspettative e in cui soprattutto tutti coloro che scrivono si domandano quale sarà il futuro della nostra socialità.

E’ vero, per me e per quelli della mia generazione che sono cresciuti in campagna e nelle piccole frazioni del nostro comune, la Casa del Popolo è stato il luogo della nostra formazione, dei nostri divertimenti (la televisione, il calcio balilla, il biliardo con i funghetti), dei balli e delle nostre prime “cottarelle”. Lì si incontravano tutti: chi giocava a carte, chi raccontava storie, chi offriva accese discussioni politiche, chi guardava i programmi TV e, cosa fondamentale, lì i ragazzi e le ragazze si potevano incontrare senza creare troppo sospetti.

Molti si ricorderanno dei balli nei pomeriggi domenicali alla Casa del Popolo di Camucia con i complessi che suonavano dal vivo.

Poi c’erano i concerti veri e propri. In quelle domeniche delle seconda metà degli anni 60, o in qualche serata, ho assistito ai concerti di cantanti che all’epoca andavano per la maggiore tra cui Mal, i Nomadi, Ricky Shayne, Riki Maiocchi ecc. Addirittura, mi dice mio figlio, Maiocchi per un periodo aveva fra i suoi musicisti di accompagnamento il chitarrista dei Deep Purple Ritchie Blackmore (è quello con la giacca bianca nella foto sopra, tratta da una rivista del 1966). Una futura leggenda della chitarra mondiale, quindi, potrebbe essere passato per la Casa del Popolo di Camucia!!!

Nella vecchia Casa del Popolo di Chianacce, invece, vidi esibirsi Ornella Vanoni, Orietta Berti, Nada e altri ancora. Le “Star” arrivavano, suonavano per circa 40 minuti poi ripartivano alla volta di altre case del popolo nelle vicinanze.

Fuori dal nostro comune comune, nel senese, hanno suonato anche altri complessi e artisti noti come Patty Pravo e l’Equipe 84. 

Molte delle frazioni del nostro comune avevano o hanno ancora una loro Casa del Popolo.

Gli abitanti di centri come: Camucia, Montecchio, San Lorenzo, Chianacce, Cignano, Ronzano, indipendentemente dalla loro fede politica o dal ceto di appartenenza, se l’erano costruita fisicamente e gratuitamente da soli donando il terreno o parte delle loro produzioni agricole (grano, vino e olio) o fornendo materiali necessari alla costruzione e prestando manodopera gratuita (muratori, manovali, elettricisti, idraulici ecc.).

Alcune di queste, come per esempio Montecchio, San Lorenzo e Chianacce, ancora sopravvivono anche se operano purtroppo con attività molto ridimensionate.

Altre, come quella di Cignano, sono abbandonate a causa dello spopolamento della frazione, e altre, come quella di Camucia, versano in condizioni fatiscenti.

Visto che in questi ultimi anni alcune di queste frazioni si stanno ripopolando, io credo sia giunto il momento di recuperare questi edifici per destinarli a spazi pubblici.

Mi pongo però una domanda : chi è il proprietario di questi immobili?

Le case del popolo, come ha scritto nella prefazione del libro l’Assessore Regionale alle Politiche Sociali Serena Spinelli, rappresentano un mondo che ha segnato il ‘900 ma che sta per scomparire e che rischia di venirci a mancare, non solo come istituzione storica che è sopravvissuta al fascismo, ma anche come idea di un modello di futuro solidale, inclusivo e aperto a tutte le realtà del territorio, che da sempre si riflette in tutte le attività di un circolo situato per di più in un delicato e complesso territorio di periferia.

Valter Lupetti

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Valter Lupetti

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