Approfittando della calura estiva e della distrazione dei cittadini che in qualche modo e nonostante la crisi e la recessione economica, cercano di godersi un po’ di riposo, c’è chi come Angelino Alfano, ripropone, come se non fossero bastate le assurde leggi della Fornero su lavoro e pensioni, la cancellazione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Favorire i licenziamenti per creare lavoro, pensate che non senso e che paradosso !!
Eppure fino ad oggi, noi cittadini italiani un poco più attenti non ci siamo accorti dei risultati promessi sull’occupazione e sui giovani da Monti e Fornero, ma il colmo è che nessuno chiede spiegazione o domanda a questi professori che roba insegnano all’università. Licenziare più facilmente anziché mettere mano alla riforma fiscale per trovare i soldi per ridurre le tasse sul lavoro e sull’impresa. Si vede che è proprio una fissa ! Se ne riapre il dibattito dopo dati economici sconcertanti per il nostro Paese, sempre in negativo, quando quasi 2 anni fa Monti ci consolava dicendo che vedeva la luce in fondo al tunnel. Ma quanto è lungo questo tunnel ? C’è stato anche Letta ed ora Renzi, ma di ripresa non se ne vede traccia, mentre nel resto d’Europa molti paesi stanno crescendo sia sul piano del lavoro che dello sviluppo economico e industriale. Io non sono amante dei dati e delle statistiche, perché le famiglie e tutti i cittadini toccano con mano ogni giorno la situazione reale e allora che fare ?
Innanzitutto, fermarsi un attimino a riflettere se sia stata una buona idea, quella di non votare e se un Presidente come Prodi ed un governo guidato da Bersani avrebbero fatto peggio degli ultimi tre. Penso che peggio era impossibile, anzi considerando che Prodi aveva ben operato come Presidente del Consiglio e che Bersani era stato un buon ministro, mi viene da pensare che aveva ragione Gino Paoli, quando, intervistato dopo il voto alle politiche, gli chiesero cosa ne pensasse del risultato, rispose “…agli italiani, purtroppo, non piacciono le persone serie !”.
Prima i tecnici, poi no ai tecnici, ci vogliono i politici, ma risultati sempre zero, e allora aspettiamo il messia che forse arriva, ma ora non sembra più in grado di fare miracoli, nonostante la stampella di Berlusconi. Parto per le ferie si parla del senato, torno dopo 16 giorni di ferie e parlano di senato, dico io come è possibile che noi si parli di senato mentre le altre nazione hanno intrapreso le vie degli investimenti e dell’innovazione tecnologica e ripartono nei consumi e nel lavoro ?
Forse sarò superficiale io e poco esperto di materie economiche, ma se facciamo la riforma del fisco che ci consenta di richiedere lo scontrino e la fattura all’idraulico, al muratore, al meccanico e al carrozziere, all’elettricista e al parrucchiere, al falegname e al bar, e si pagano le tasse come negli Stati Uniti dopo aver detratto il tutto, con l’aggiunta del carcere per gli evasori, che in quella cultura sono considerati dei ladri che rubano alla collettività e si usano i maggiori introiti fiscali per abbassare le tasse ai cittadini, sul lavoro e sull’impresa, si abbassano i prezzi dell’energia e delle utenze domestiche, allora la ripresa sarebbe una realtà anziché una chimera.
Quello che più mi fa impressione, della società che arranca e dei cittadini che si lamentano in continuazione , è la rassegnazione, ma anche l’assenza di chi come i sindacati e le forze politiche della sinistra, dovrebbero far sentire la voce dello scontento ed invece si occupano di tutto e di nulla.
Altro che articolo 18, qui i problemi sono di una classe dirigente che non ha ancora presentato un progetto chiaro su come uscire da questa lunghissima crisi, mentre si vorrebbe far credere che tutto dipende da quel ” Totem “, così lo ha definito Alfano e la destra, che impedisce la ripartenza del lavoro. Il ministro Brodoloni, socialista, ed il governo di centrosinistra di allora pensarono all’art. 18 come una forma di civiltà e democrazia da introdurre nel mondo del lavoro per evitare discriminazioni e rappresaglie da parte dei datori di lavoro nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici. In particolare sui lavoratori sindacalizzati e sulle pressioni a sfondo sessuale nelle donne, spesso minacciate di licenziamento, come documentano tanti processi del lavoro. Nonostante la stagione, i sindacati, SEL, la sinistra del PD ed i lavoratori devono rispondere chiaramente che il Paese dovrà scendere in piazza per difendere le conquiste democratiche, anche per difendere il futuro dei nostri figli e nipoti dal ricatto sul lavoro.
Doriano Simeoni