Far quadrare i conti vendendo il patrimonio non è solo del privato e delle aziende, di recente, è moda invalsa anche negli Enti pubblici: Stato, Regioni, Provincie, Comuni. (Anche questo è liberismo?!). Ma finché ci si disfa di immobili “inutili”, il cittadino è costretto a stringer le spalle pur perplesso, e farsene una ragione. (Il buon padre di famiglia insegnerebbe di non disfarsi del patrimonio se non in casi estremi). Nel caso dell’antico Ospedale Cortonese se ne sono invece disfatti, stando alla cronaca, con procedure simili all’urgenza (usate in caso di calamità naturali o di grave stato finanziario di un ente), quando quel bene era stato acquistato dalla USL (quindi dalla Regione) per destinarlo ad usi scolastici per i quali, ieri e oggi, la Provincia paga lauti affitti annuali.
Da tali contingenze non possono non sgorgare spontanei interrogativi e perplessità pesanti. Sulla colpevole decennale inerzia amministrativa comunale e provinciale, e sui rimpalli di responsabilità tra le due amministrazioni su chi avrebbe dovuto prendere l’iniziativa nel trovare un’utile destinazione al prestigioso e capiente immobile. Nel momento in cui a livello nazionale ed europeo sono stati promossi programmi di edilizia museale, sociosanitaria, scolastica, ecc. ecc., dei quali, almeno in un caso, avrebbe beneficiato pure il Comune acquisendo un edificio scolastico da ristrutturare. Perché non sono state cercate sovvenzioni per riattare un patrimonio prestigioso monumentale già in mano pubblica?
Ad attenuante, del fallimento politico-amministrativo, si porta la giustificazione che le Provincie hanno subìto un’avventata legislazione nell’ultimo triennio, intenzionata a sopprimerle mentre sono ancora lì, sopravvivendo con scarse risorse. Intanto, è noto a tutti, è cresciuto il disagio e lo sconcerto in rami importanti imprenditoriali (agricoli, turistici,…) per un permesso sballottati tra Comune, l’obbrobrio rappresentato dai resti Provinciali, e la Regione, subentrata alla Province, che sta rallentando i procedimenti, improvvisandosi gestrice di pratiche fuori dalla sua scala.
Prendiamo atto come, gli stessi attuali protagonisti del neoliberismo istituzionale nazionale e locale, in precedenza abbiano predicato il riformismo di Bassanini (personaggio ancora in auge, alla Cassa Depositi e Prestiti) che prevedeva il trasferimento dei servizi dello Stato ordinamento il più vicino possibile al cittadino.
Dovendo la Provincia, per sopravvivere, fare cannibalismo amministrativo, ha puntato al merollone per incassare quanti più soldi, avendo per alleato il malleabile Comune di Cortona, con questa giustificazione: cediamo l’Ospedale per far quadrare i bilanci, però il privato si impegna ad adeguarlo ad usi scolastici e universitari. Prospettiva così allettante che il Comune ha dato subito il suo placet.
Tempismo ed enormità dell’operazione, ricordano lo scherzo giocato a un tipo salito la prima volta in treno. Incuriosito dalla manovella del freno d’emergenza, chiese agli amici a cosa serviva. I birbanti dissero:” …è una leva così salda che è impossibile tirarla!” L’ingenuo curioso, non attendendo molto, tirò giù la leva. All’arresto del treno, al trafelato controllore che gridava: “Chi è stato?!” Orgoglioso, il bischeraccio rispose: “Sono stato io, e ci sono riuscito con un dito solo!…”
Almeno a loro chiediamo – al Comune e alla Provincia – se è chiara la credibilità del progetto e l’affidabilità del soggetto realizzatore tale ristrutturazione? Perché, se si risolvesse in una pura speculazione immobiliare, la cessione sarebbe gravissima, di una inopportunità lampante: un fallimento politico- amministrativo di portata storica. E Cortona, a proposito di cessioni di beni pubblici con esiti lontani dalle premesse, avrebbe già abbondantemente dato. Basti solo ricordare la strana cessione dell’area di Manzano a un privato intenzionato a costruire un campo di golf da diciotto buche e i relativi servizi… l’operazione ancora pare piuttosto lontana dallo scopo.
L’inadeguatezza di chi si è disfatto del vecchio Ospedale di Cortona risulta evidente solo guardandosi intorno, nell’ex area sanitaria Valdichiana Est, dove nessuno dei principali presidi ospedalieri è stato sottratto al pubblico. E tutti quanti ancora svolgono egregiamente altre funzioni. A partire dagli Ospedali, vecchio e nuovo, di Castiglion Fiorentino, a quello di Foiano e alla Struttura sanitaria di Lucignano.
Dove si è voluto, insomma, è stato possibile dare nuove funzioni pubbliche a immobili secolari ereditati dalle comunità locali, escludendo di disfarsene a cuor leggero. Tale senso civico è di fatto sostenuto pure dallo Stato con forza di legge, in quanto a favore degli enti pubblici, preposti alla conservazione del patrimonio storico e monumentale, è riconosciuto il privilegio di acquisirlo dai privati in caso di vendita o di cattiva conservazione, quando il patrimonio risulti culturalmente significativo.
E l’Ospedale secolare di Cortona non avrebbe avuto tale requisito?
Cascano le braccia vedendo, ad esempio, come a Siena l’ex ospedale Santa Maria della Scala, ristrutturato e adeguato, si sta imponendo tra i maggiori musei italiani se non d’Europa e del mondo.
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