Da inguaribili criticoni come siamo, ci lamentiamo spesso che a Cortona e più in generale nella Valdichiana aretina persista una sorta di carestia di iniziative socio-culturali che sarebbero fondamentali soprattutto in ottica turistica. I criticoni più snob come me, e come forse il nostro buon Michele Lupetti che ha molto a cuore l’argomento, si spingono più avanti e ritengono che la proliferazione delle varie sagre e pappatorie varie non basti allo scopo.
Anzi. Pensare che la nostra unica ambizione del sabato sera è gustarsi l’ocio in umido servito su un piatto di plastica, e mangiato sotto un tendone, mi arreca un tuffo al cuore. Il Lupetti diceva che servirebbero idee più originali (magari sostenute economicamente dalle istituzioni) da concretizzare in progetti che abbiano un valore un po’ più nobile del semplice “vieni, ingozzati di maccheroni e balla il liscio” proposto dalle nostre sagre. Sulla scorta di questi pensieri, sabato sera sono rimasto piacevolmente colpito dal Live Rock Festival di Acquaviva, giunto alla sua 15esima edizione ma che io ho avuto l’onore di conoscere solo quest’anno (perdonatemi il ritardo). Buona musica live, buon mangiare, ottima birra, uno spazio dedicato ai venditori ambulanti, organizzazione impeccabile, tantissima gente. Ma, soprattutto, un progetto alla base, ideato e realizzato dal Collettivo Piranha in collaborazione con Legambiente.
Il progetto in questo caso riguarda l’ecosostenibilità: il 93% dei rifiuti prodotti viene riciclato, i materiali della ristorazione sono biodegradabili, alla festa sono presenti cassonetti per la raccolta differenziata e dei potabilizzatori che erogano acqua naturale e frizzante assolutamente gratuita. Chi c’è stato negli anni passati mi ha confidato che anche il Live Rock Festival sia stato colpito dall’epidemia comune delle altre feste, ovvero che si stia sagrizzando, nel senso che aumentano sempre di più gli astanti intenti ad addentare ciabatte con salsiccia e crauti rispetto a quelli che ascoltano l’esibizione sul palco. Ma sarebbe stato strano se ciò non fosse accaduto (accade ovunque), considerati anche i diversi target delle persone accorse. E del resto io tendo a distingure nettamente quegli eventi che prevedono il “mangiare” come scopo dell’evento stesso, e quelli che lo prevedono come mezzo per ammortizzare le spese di organizzazione. Il Live Rock Festival è partito dal basso, grazie al coraggio di un gruppo di giovani amanti delle forme artistiche innovative, e sta diventando grande.
Perché in altre realtà questo coraggio manca? A Camucia si stava facendo strada un festival simile, che fine ha fatto? Un problema di soldi? Domande e riflessioni scottanti, che riportano in evidenza anche un’altra caratteristica della festa di Acquaviva, una caratteristica che rende onore al Comune di Montepulciano. Tutte le iniziative con funzione enogastronomica del territorio comunale, infatti, si sono impegnate a offrire in beneficenza un euro per ogni pasto consumato. I fondi raccolti saranno usati per aiutare i disoccupati che hanno perso il lavoro a causa della crisi e per altri progetti a sfondo sociale. Con buona pace della Sagra della pulezza di Monculi (termine di fantasia, sennò qualcuno potrebbe offendersi) dove l’unica ambizione degli organizzatori è che ci siano 45 gradi all’ombra, perché “così la gente beve di più”.
Ps, a scanso di equivoci: non sono l’addetto stampa del Live Rock Festival e riconosco anche io che nel raggio di 40 km esistono manifestazioni lodevoli come questa, e pertanto invito tutti a segnarle al sottoscritto. Un buon bicchiere di birra non si nega mai a nessuno.