Non so quasi niente di quel che si discute nel consiglio comunale e delle decisioni operative della giunta, eppure frequento circoli politici, conosco tante persone “di rilievo politico” e per fortuna posso passare molto tempo “in piazza”. Discuto con tanti concittadini e mi rendo conto che spesso ne sanno ancora meno di me, e allora, in questo confuso momento politico internazionale e italiano in cui è accesa la discussione sui sistemi democratici, con l’accesso alla democrazia diretta tramite referendum e le novità dei social media, la liquefazione dei partiti in tutto il mondo occidentale e il distacco dei cittadini dalla classe politica che li rappresenta che porta in maggioranza al voto “contro”, sorgono in me, come a tantissimi altri che tengono al sistema democratico che ha garantito pace stabilità e progresso per ben settanta anni, incertezza e paura.
Certo non penso all’eventualità di una “Corton-exit” dal sistema, ma ritengo che la maggior parte dei cittadini cortonesi gradualmente stia maturando una “personal-exit” dal sistema democratico che governa la loro città e quindi buona parte della loro vita, e la cosa mi spaventa, perché se si comincia a pensare irrealizzabile la democrazia rappresentativa in una comunità di ventimila persone, inevitabilmente crollerà definitivamente la fiducia nelle istituzioni che governano il Paese, l’Europa e il Mondo e sappiamo dalla storia che fenomeni di questo tipo hanno sempre aperto la strada a tragedie incontrollabili.
Non sto pensando a un conflitto fra Pergo e Montanare, le mie frazioni di riferimento, ma a un conflitto ancor più pericoloso, per le sue conseguenze politiche, fra la loro popolazione e la rappresentanza al governo della città.
Insomma, sarebbe ora che i “Politici” presenti in Comune cominciassero a svolgere davvero il ruolo che la democrazia assegna loro, cioè quello di rappresentanti della volontà popolare, gestendo un contatto diretto con la popolazione in modo da farle sentire che vive in un regime in cui il potere è suo e non di una classe politica chiusa nel palazzo ed inaccessibile, perché la democrazia del mondo prende spunto e forza da quella esercitata nelle piccole comunità.
E, sia chiaro, non me la sto prendendo con i singoli politici, ma con i partiti che li hanno promossi, perché, come prevede l’art. 49 della Costituzione, è loro compito organizzare e gestire il rapporto fra cittadini e potere politico perché, se non si procede immediatamente su questa strada, e non lo si fa per tutte le assemblee rappresentative i cittadini finiranno giustamente per non sentirsi rappresentati e quindi padroni della democrazia, e allora …
Giancarlo Bellincampi
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La XII Disposizione transitoria e finale della Costituzione vietava la riorganizzazione,sotto qualsiasi forma,del disciolto Partito Fascista.Prevedeva,inoltre,in deroga all'articolo 48 (quello che stabilisce diritti e criteri di eleggibilità),limitazioni temporanee per i capi responsabili del regime fascista. Si può ragionevolmente dedurre che ai Costituenti stava a cuore,dopo un periodo di espiazione,la reintegrazione, nella comunità politica nazionale ,di membri autorevoli del fascismo.Ancora più a cuore stava loro la garanzia che un'organizzazione dichiaratamente antidemocratica ,come il partito fascista ,non tornasse a minacciare, sotto qualunque forma,la vita politica della nazione.La partecipazione alla vita politica della nazione e l'esercizio del diritto di voto sono condizioni fondamentali e garantite della sovranità popolare.Sulla fisionomia di uno strumento come il partito politico :"per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale",la Costituzione si preoccupa ,unicamente,di individuare il pericolo rappresentato da una eventuale rinascita del partito fascista.La storia della Repubblica ha mostrato come sia stata interpretata, nel modo più creativo ,sia la cautela antifascista,sia la facoltà di concorrere a determinare la politica nazionale inventandosi partiti,movimenti ed organizzazioni per tutti i gusti.I problemi per il sistema politico non dipendono da tale vivacità.Dipendono piuttosto da ricorrenti preoccupazioni oligarchiche di non riuscire a mediare o controllare tale ricchezza di umori ed atteggiamenti.Basti pensare al referendum di ottobre per averne conferma.La difficoltà reale ed irrisolta è quella di stabilire un meccanismo lungimirante e condiviso che consenta all'energia della Nazione di riversarsi nelle istituzioni rappresentative e nel governo della Repubblica .Tramite regole che facciano sentire davvero la preoccupazione per il bene comune.E non siano solo chiacchiere e trucchi retorici per conquistare il potere a fini oligarchici.Il fascismo pretendeva di rappresentare l'interesse nazionale praticando una guerra civile permanente.La speranza e lo sforzo più nobile dei costituenti furono proprio quelli di invitare tutti gli italiani a superare quella tragedia ed a formare,per la prima volta nella loro storia,una comunità nazionale democratica.Se,proprio alla luce delle odierne difficoltà,sapremo raccogliere in modo ancora più creativo quella lezione,le cose cambieranno in meglio.Non solo a Cortona.
Caro Giancarlo, Ti capisco, ma se venerdì sera fossi venuto alla Pinetina di Camucia, avresti sentito D'Attorre spiegare le ragioni del NO al referendum costituzionale ed anche i motivi per cui lui ed altri sono usciti dal PD, esattamente per le cose che dici Tu " la mancanza di democrazia e partecipazione ". Peccato che come tanti altri ti sia fatto abbagliare dal renzismo e peccato che tanti cittadini si facciano attrarre come una calamita dai partiti con grandi percentuali, perché si torna li, è il potere che attrae, mentre secondo me è nei partiti minoritari che si respira un'aria più fresca con più democrazia ed infatti noi di Sinistra Italiana anche se pochi, di cose ne conosciamo abbastanza anche del consiglio e della giunta. Un saluto, Doriano.