In questi giorni tutto il mondo ha tenuto gli occhi puntati sulla Grecia, ancora sull’orlo del più grande default sovrano dell’epoca moderna. La paura del contagio che potrebbe derivare da un fallimento da 360miliardi di €uro, fà tremare le vene ai polsi di molti politici mondiali. Si pensi che nel 2001 il default Argentino fu di 95 miliardi di dollari, e portò gravi conseguenze su tutti i principali mercati mondiali ed era 5 volte più piccolo di quello Greco.
In Europa, ma soprattutto in paesi come Germania, Olanda, Danimarca, Finlandia, Norvegia e in parte anche in Francia, l’opinione pubblica, in questi anni, è stata convinta da politici scellerati che Atene fosse un problema locale, o di soli conti truccati da una classe dirigente incapace e avida. Purtroppo non è solo, e dico solo questo. In realtà la Grecia è il crogiuolo di tutte le contraddizioni di un sistema finanziario Europeo e globale senza regole. Aggiungiamoci poi un decennio di credito facile e tassi di interesse in calo, l’assenza di Eurobond federali, un’architettura fiscale Europea inesistente e il crack e servito.
Sia chiaro: nella situazione greca ci sono molteplici responsabilità, certamente la prima è quella dei governi greci che hanno condotto il paese nel baratro, ma ci sono anche gravi responsabilità di governanti Europei che per ignavia e vigliaccheria, pur sapendo, hanno impedito in passato soluzioni tempestive molto più a buon mercato di quelle che dovranno essere prese oggi. A tale proposito volevo citare l’intervista al “Messaggero” di Romano Prodi che afferma:
«Da anni il problema era sul tavolo dei decisori e da anni la soluzione viene rinviata»……«Per capire bene le cose bisogna andare indietro nel tempo, quando, per non essere soggetti al controllo delle autorità continentali, Francia e Germania hanno respinto le proposte della Commissione Europea, volte a sottoporre a continuo monitoraggio i conti dei Paesi dell’euro. Il governo greco ha approfittato di questa mancanza di sorveglianza per mettere in atto una politica incontrollata e incosciente di deficit di bilancio, persino falsificando i conti»…….«ci dobbiamo chiedere qual è il senso di esigere aggiustamenti immediati e violenti, quando i risultati sono destinati a prodursi solo nel lungo periodo e solo se la solidarietà europea garantisce agli investitori la futura solvibilità della Grecia. Se non si ferma la caduta dell’economia e non si rilancia la crescita non si può porre rimedio all’aumento del debito e i capitali sono destinati a continuare a fuggire».
Oggi in un’Atene trasformata in un campo di battaglia il governo Papademos ha detto si, se pure con una maggioranza risicata, alle severe misure di austerity che prevedono tra l’altro 15mila licenziamenti nel settore pubblico, 3,3 miliardi di minori spese statali e decurtazione dei salari minimi del 22%. Tutto questo per beneficiare dei 130 miliardi di aiuti da parte di Fondo monetario internazionale, Ue e Bce.
La domanda che a questo punto in molti si fanno, anche alla luce di ciò che sostiene Prodi; “questi aiuti, senza alle spalle una nuova architettura europea, saranno sufficienti e utili a risolvere il problema? O saranno ancora un palliativo che allunga l’agonia in attesa di morte certa???” La situazione in cui ci troviamo è il risultato di una moneta unica priva di obbiettivi comuni, nella totale incapacità dei gruppi dirigenti europei di guardare oltre i meri interessi di parte e nella paura della politica di spiegare ai cittadini che dall’avvento dell’€uro oltre che Italiani Tedeschi Francesi Spagnoli Portoghesi Greci Olandesi Belgi Danesi Norvegesi siamo EUROPEI.
Vorrei concludere con una piccola riflessione rivolta al popolo Tedesco, la scelta fatta da Helmut Kohl di accollarsi per intero i debiti della Germania Est equiparando la loro moneta al Marco della Germania Ovest, all’epoca vista dall’opinione pubblica germanica come un grave errore, oggi è ricordata come grande coraggio e fulgida visione del futuro, non sia mai che la titubanza della signora Merkel nei confronti della Grecia considerata giusta dalla maggior parte dei suoi concittadini, possa essere ricordata dalla storia come grave e imperdonabile errore fatto per ignavia e codardia.