” Il fascismo finanziario, il fascismo bianco ” di Giulio Tremonti. Non è nostro costume, abitudine segnalare libri o sponsorizzarli, come se non bastasse, gratis e in questo preciso momento storico. Tuttavia, visto lo spessore ed il calibro del suo autore, visto anche la strettissima relazione con il nostro drammatico “aberrante” momento, con un pizzico di audacia, senza essere tacciato di essere fazioso, segnalo: ” Uscita di sicurezza” pag. 270 euro 12 Edizioni Rizzoli di G. Tremonti.
Proprio lui! L’ex ministro dell’economia, nel suo saggio focalizza l’attenzione su alcuni aspetti degni di nota, visto anche il suo passato di docente universitario, considerato tra i massimi esperti del suo settore. Le sue tesi argomentate risultano paradossali, di primo acchito, cozzano con la sua fede politica e la sua granitica immagine pubblica conosciuta. Anzi, agli antipodi. Ciò, aumenta la consistenza di quanto sostiene.
“L’Arca di Noè fu costruita da dilettanti. Il Titanic è stato costruito da professionisti. La prima, quella dell’arca, è l’immagine millenaria della salvezza. La seconda, quella del Titanic, è l’immagine contemporanea del disastro. Il primo disegno, quello fantastico, ha funzionato e può ancora funzionare perché riporta l’uomo a un creator spiritus…Il secondo disegno tecnico, può funzionare ma può anche fallire. Spesso fallisce se è fatto solo dall’uomo per l’uomo. Soprattutto fallisce se è fatto dalla parte peggiore dell’uomo: “gene egoista” matrice di un processo che prende la forma ideologica del darwinismo sociale applicato all’economia moderna, versione dell’ homo homini lupus. Oggi l’ideale campo d’azione dell’homo homini lupus è il mercato finanziario…”.
La sua conclusione è altrettanto emblematica: “…riportando la moneta nel potere degli Stati, in nome e per conto dei popoli, così tra l’altro stabilizzando i bilanci pubblici; ripristinando l’impero della legge; avviando grandi piani d’investimento pubblici; soprattutto mettendo il cuore, la ragione e lo spirito al posto del saggio d’interesse, il pane al posto delle pietre, l’uomo al posto del lupo”.
Fabio Bray
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