Raramente su Valdichianaoggi parliamo di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, non perché ci stia antipatico, ma perché ci pare fuori luogo dar notizia di lui ogni volta che apre bocca. Ma oggi lo facciamo volentieri perché Lorenzo, con la mega-antologia dei primi 25 anni di carriera e il primo tour negli stadi, è approdato a un momento clou della sua carriera, quello della definitiva maturazione.
Backup – Lorenzo 1987-2012 è uscito la settimana scorsa in tre versioni (di cui due acquistabili in versione digitale): il doppio cd, il quadruplo cd versione deluxe e infine il cofanetto che contiene sette cd, due dvd, un libro e una chiavetta Usb con ben 600 brani, tutte le registrazioni in studio, compresi i live, della sua carriera. “Quando la Universal mi ha proposto un’antologia, ho risposto ‘Di già?'”, ha detto lui. Una raccolta “pesante come una Treccani” che infatti si propone di essere l’enciclopedia di quello che secondo me è il più grande artista vivente della Valdichiana – e non ce ne voglia Benigni, ormai più pratese che chianino. Un artista eclettico, in continua sperimentazione, che nel corso degli anni ha saputo evolversi senza stravolgere la sua natura passando da “ciao mamma, guarda come mi diverto” a “senti il dolore si scioglie nel tempo che scorre e che scivola via, non resterò qui a guardare, ho già iniziato a viaggiare” (verso dell’inedito Ti porto via con me); ed è ufficialmente diventato grande, visto che il tour negli stadi se lo possono permettere solo i grandi della musica.
In vista dei concerti, Jovanotti ha inserito nella raccolta anche otto inediti, dei quali segnalo con piacere Terra degli uomini, Ti porto via con me (di cui esiste anche la versione dance grazie alla collaborazione con Benny Benassi), Rimbalza ed Estate. Ma in Backup si trovano anche le nuove versioni di Ora e Amami; e poi ancora Falla girare con i Planet Funk e la cover di La cumbia di chi cambia di Celentano. Jovanotti è spesso al centro della critica: secondo molti non sa suonare, ha lacune di dizione, però tutti ne riconoscono (per fortuna!) il carisma, la verve, il potere di trascinare grandi e piccini, e basti ricordare l’incredibile successo del lunghissimo Ora Tour 2011.
Lorenzo è un filosofo dei giorni nostri, uno che con le sue ultime canzoni porta avanti una vera e propria teoria di vita. Tenterò di spiegarla con l’evocazione di un’immagine emblematica, come ama fare lui nei suoi testi. All’indomani della morte di Marco Simoncelli, Lorenzo pubblicò su Facebook una sua foto con Valentino Rossi e il povero Sic. La didascalia della foto si chiudeva con “Marco mi ha insegnato a divertirmi più che posso, impegnarmi più che posso, vivere più che posso”. Parole forti e semplici al tempo stesso. Raramente retoriche. Difficile trovare in Jovanotti una canzone d’amore classica, e quando c’è usa metafore tanto banali quanto significative (cfr. Mi fido di te), più facile trovare canzoni sull’Amore con la A maiuscola, quel sentimento dalle mille sfaccettature che ti fa riscoprire il lato bello della vita, che ti tira fuori tutto quello che sei in grado di dare, che ti difende dal mondo – un sentimento che trascende la classica relazione amorosa fra due persone. E lo fa con un linguaggio semplice e l’immediatezza delle immagini evocate. Vi ricordate Chissà se stai dormendo?, brano con il quale tutti i 18enni di questo mondo si sono identificati.
Non c’avete capito niente? Ci sta, è un qualcosa di difficile da spiegare, qualcosa di cui forse nemmeno i suoi fan sono consapevoli, ma un qualcosa che si percepisce al volo quando ascolti “ci vuole pioggia, vento e sangue nelle vene!”, quando balli sul ritmo de L’ombelico del mondo, quando fischietti le sonorità allegre di Estate, oppure quando ascolti il climax di Terra degli uomini (un capolavoro, secondo me) “dove trovi anche un posto per chi ti sorride da un angolo”. La sua musica avrà anche mille difetti, ma commuove, nel senso etimologico del termine: ti “trascina con”. C’è chi lo critica di essere troppo pop e commerciale, chi lo prende in giro per la sua s. Sarà. La grandezza di un artista si valuta in primis dalle emozioni che suscita nel pubblico. Anche Maradona era sgraziato.
Colgo l’occasione di questo spazio celebrativo per lanciare un’idea utopistica. Con il crescere della sua popolarità e del suo legame con la Valdichiana, Jovanotti è stato nel recente passato criticato (ingiustamente) per fare poco per la sua Cortona, vedi le chiacchiere attorno all’ultimo Mix Festival. Bene. Vista la sua reale passione per le esibizioni dal vivo, e visto che noi come vallata non getteremmo mai alle ortiche una prestigiosa vetrina nazionale, a Jovanotti e alle istituzioni cortonesi non è mai venuto in mente di fare una sorta di Campovolo qui in Valdichiana? Le location non mancherebbero…
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Jovanotti è veramente bravo, ha talento, è una persona che ti mette bene.
Non solo, credo che sia veramente una persona buona.
Auguri per i prossimi 25 anni.
...Peccato che vota PD.