E ora voglio proprio vedere se c’è ancora qualcuno che vuole sminuire l’estro artistico di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti, il più grande artista vivente residente in Valdichiana, ancor più grande di Roberto Benigni.
Sì, perché Benigni ha rinnegato le sue origini da quel dì. Non si mette in piedi così per caso uno spettacolo di 2 ore e 35 minuti con 33mila spettatori paganti, una bolgia continua, un continuo correre su e giù per il palco e poi ancora momenti di riflessione, di commozione sincera e mai patetica, di vero pathos. Ho testato il primo tour negli stadi di Jovanotti, nel concerto dello stadio Franchi di Firenze, al quale si scopre tramite Facebook che erano presenti centinaia se non migliaia di aretini. Uno show immenso, fantasmagorico, uno show fatto a misura per Lorenzo, e ti chiedi come mai sia possibile che questa sia la prima volta che si confronta con gli stadi.
Il “Lorenzo negli stadi – Backup tour 2013” si candida come miglior tour della stagione: noi aretini, che lui ci piaccia o no, dovremmo andarne fieri. Se non altro perché non perde occasione per citare la sua Cortona (piccolo inciso: non credo di averla notata nel bellissimo video “all around the world”, ma sicuramente mi sbaglio…). Un fiume di adrenalina che ha travolto anche coloro che proprio fan di Jovanotti non sono, e a dire la verità al Franchi ce n’erano molte di queste persone che un po’ per sfangare la prima domenica d’estate, un po’ perché tanto in questi giorni a Firenze è festa generale, hanno deciso di recarsi in viale Manfredo Fanti.
Lo show è curato nei minimi dettagli, e basterebbe solo il faccione di Pierluigi Collina, apparso sullo schermo della curva Ferrovia, che con il suo fischio annuncia l’intro de L’ombelico del mondo, per capire la genialità di Jovanotti. Non a caso proprio lui ci tiene a far sapere di aver firmato il concept dello show. Un concept multidimensionale (multitasking, dirà lui), che rispecchia la sua verve eclettica e mai doma, e allo stesso tempo omaggia la musica elettronica, vero leit motiv del concerto e dell’ultimo album. Penso sia la prima volta nella storia, peraltro, che i concerti di un artista pop vengano aperti da djset di dj internazionali – a Firenze è toccato all’eterno dj Ralf.
Ma oltre al al battito elettronico, c’è il battito animale (e qui citiamo invece Raf, scusate le assonanze!) che arriva nel cuore quando sentiamo il ritmo che ci piace. E il battito umano di testi e citazioni che, seppur sbeffeggiati a destra e manca, entreranno nella storia della musica. Quanto meno per la loro originalità. Prendete Gente della notte, che Lorenzo dedica al padre e che credo abbia sognato di suonare sotto la luna piena fin da quando era ragazzino. O quel Penso positivo suonato dopo i saluti, come vero e proprio messaggio di ottimismo. Un tantino retorico, forse, ma sempre e comunque nello spirito di un artista che ci mette davvero il cuore, e si vede lontano un miglio che si diverte forse più di noi che siamo lì tutti sudati.
Il tutto condito da immagini, video, continui cambi di abito ed effetti speciali a uso e consumo dello stupore da stadio. E qui apro una parentesi: l’ “Ora tour 2011”, forse perché destinato ai palazzetti, era ancora più intimo e intenso. Là c’era Ungaretti, qui c’è dj Ralf, tanto per capirsi. Ma la sostanza cambia poco: là Jovanotti ti prendeva col cuore, qui ti prende con la pancia. E ti trascina via. E all’improvviso facciamo tutti come quel trapezista, che mentre vola non ci pensa mica a come va a finire.