di Fabio Comanducci
Pronti … attenti … via. Il 18 maggio in ogni regione d’Italia si riaprono le porte del commercio e non solo.
Il commercio è la fase terminale del processo di produzione e distribuzione dei beni e servizi; è la fase dove si trasforma in denaro lo sforzo produttivo dell’era moderna. In realtà è sempre stato così: si produce per vendere altrimenti non vi è remunerazione degli investimenti fatti sia in materie prime, che in macchinari e in risorse umane. L’aver bloccato la vendita per oltre due mesi ha creato una voragine nei conti pubblici e un disastro in ambito sociale, con centinaia di migliaia di posti di lavoro persi e con il lavoro spesso si perde anche la propria dignità. Non a caso del diritto al lavoro si parla nel primo articolo della Carta costituzionale del nostro Paese.
Tutto questo bel discorso inserito in un contesto di pandemia, dovuta a Covid-19.
Riflettendo sul tutto, emerge una profonda asincronia tra le modalità di lotta adottate contro il virus e le esigenze della società attuale, fatta di contatti e relazioni ravvicinate.
Mi spiego: in una foto che gira sui social in questi giorni, si vedono ritratti i tifosi di football americano che nel 1918 stavano assistendo ad una partita con la bocca e il naso coperto da una mascherina. Se andiamo ancora più indietro nel tempo, non possiamo non fare riferimento al Decameron del Boccaccio che richiama un isolamento volontario in un castello a seguito di una epidemia di peste, una sorta di quarantena del 1300.
Nel terzo millennio, anno 2020, a fronte di una pandemia inizialmente incontrollabile ed incontrollata si adottano gli stessi sistemi di contenimento: mascherine (1918) e distanziamento sociale, meglio isolamento (1350 circa).
L’altra gamba del ragionamento è il sistema sociale ed economico di oggi che si basa, soprattutto in Italia, su una industria che ha avuto inizio alla fine degli anni 30 in Francia e che si è sviluppata in modo esponenziale dopo la seconda guerra mondiale: parlo ovviamente della industria del Turismo.
La distanza tra il “dovere” e “adempiere” che si riscontra nelle regole che partiranno dal 18 maggio sono evidenti, e maggiormente rimarcate proprio nella gestione del turismo.
Si aprono i locali di ristoro, ma con posti contingentati e ristrettezze di movimento, con specifiche azioni quotidiane ripetute di sanificazione e desiderio di avere la giusta remunerazione per il servizio prestato. Si riaprono le spiagge ma con obblighi di immobilità o di mobilità motivata dallo sport e sempre a debita distanza, difficilmente mantenibile se tutti passeggiamo sul bagno asciuga o, la sera, lungo le strade e stradine del paese sul mare, come negli stretti vicoli e rughe dei borghi e delle città d’arte, soprattutto se affollati da turisti desiderosi di uscire e di vivere come prima.
La mia paura è che i sistemi adottati, come ho dimostrato arcaici, non siano adeguati per rispondere alle esigenze provenienti dal mondo sociale ed economico odierno.
E’ necessario fare ricorso massiccio alle nuove tecnologie di individuazione e isolamento dei casi positivi e dei potenziali portatori sani: individuare i pochi per proteggere i molti. Investire in tamponi, analisi e termometri frontali da effettuare più volte durante la settimana e in punti o situazioni nevralgiche per individuare immediatamente chi può essere elemento di contagio per salvare la sua e la vita degli altri. L’Australia, per esempio, ha puntato sui “tamponi considerati la misura chiave per contenere la diffusione del virus e permettere alle persone di riconquistare una certa libertà di movimento”.
Cortona e il suo comune ha una incidenza minima di corona virus sul proprio territorio, mentre la Toscana ha una incidenza superiore ma non drammatica. Dal 3 giugno però sembra che verranno aperte le porte a tutte le regioni e ai Paesi europei e nulla sarà più certo, a meno che in questi 15 giorni il virus scompaia, ma in tal caso poco senso avrebbero le limitazioni di cui sopra … tutto tornerebbe nella normalità. Il turismo ricomincerà a macinare spostamenti e mischiare la gente di tutta Italia, in un cocktail che potrebbe risultare drammatico proprio per le zone come la nostra che non ha vissuto pienamente il dramma sanitario. Ci auguriamo che avvenga una grande ripresa del turismo ma nel contempo tale eventualità comporterebbe un aumento notevole di rischio contagio, se non verranno prese e fatte rispettare stringenti norme di sicurezza, utilizzando, ripeto, moderni mezzi di contrasto alla epidemia, non accontentandosi del distanziamento sociale e delle mascherine.
Si teme, infine, una possibile recrudescenza del virus in autunno, quando il vaccino non sarà ancora prodotto, se scoperto, in quantità sufficiente per garantire la salute di tutti. E Cortona, proprio nei mesi di settembre e ottobre potrebbe avere il massimo flusso di turismo, italiano e forse estero, anche di oltremanica.
In conclusione mi auguro che gli organi competenti, sia nazionali che locali, si adoperino, in una ottica moderna e accurata, per la salvaguardia della salute dei cittadini, cittadini che vivono però nel terzo millennio e che hanno diritto a mantenere il benessere anche economico acquisito e possibilmente estenderlo a tutti, indistintamente.