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Ha un cognome molto poco italiano e parla la nostra lingua con fortissimo accento tedesco. A vederlo (nei suoi connotati teutonici) e a sentirlo (appunto nel suo accento) diresti che è austriaco. Invece è italiano, e probabilmente è pure fiero di esserlo visto che è stato il portabandiera della nostra nazionale alla cerimonia di inaugurazione dei mondiali di sci. Mondiali in cui, finora, ha vinto la medaglia d’oro nel super G.
Quella di Christof Innerhofer è stata una medaglia d’oro inattesa: tutti sapevano che era un gran campione, ma i grandissimi risultati restavano per lui qualcosa di ancora lontano. Andava fortissimo in allenamento, ma poi in gara gli mancava sempre qualcosa. Ieri mattina, invece, la gara della vita e un oro storico.
Ho marinato la lezione lezione per vedere quella gara, visto che quand’ero piccolo andavo forte sulle piste del Tonale e la passione per lo sci m’è rimasta, anche se i miei sci sono a prendere polvere da qualche parte nella soffitta di casa dei miei genitori.
Non sono nazionalista, non amo neanche tanto i patriottismi, ma il grande Inner mi ha fatto battere il cuore. Una grande emozione, sostenuta da un fantastico Paolo de Chiesa (il telecronista, solitamente insopportabile, ma una volta tanto grandioso) culminata all’arrivo con un vero urlo di gioia e soddisfazione.
Ecco: ripeto che non son tipo da patriottismi. Credo però che non vi possa essere spot migliore di questa vittoria di Inner per i 150 anni di questa benedetta e tanto deprecata (da troppi) unità d’Italia. Non siamo un paese unito, siamo il paese delle mille diversità, dei mille accenti, delle mille ricette culinarie dove ognuno la vede a modo suo, anche sulle quantità di sale e di pepe. Mi lamento sempre del mio paese, ma ogni tanto di certi italiani ne vado fiero.
Grazie Inner, viva Innerhofer, viva l’Italia!
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