{rokbox title=| :: |}images/ccubista.jpg{/rokbox}Due sabati fa, dopo una devastante cena-rimpatriata con alcuni amici delle superiori, qualcuno lancia l’insana (ma per lui abituale) proposta di andare in discoteca. Luogo non certo adatto a me, che sono un po’ timido, sopporto male i rumori, e sono pure un po’ noioso visto che la mia serata ideale, spesso, è stare a parlare di cavolate dentro un pub fino alle 3, poi prendersi una pizzetta fresca (o calda) di forno, fumare l’ultima sigaretta e andare a letto.
Ma d’altra parte io le donne le seduco così….addormentandole…
Seppur pesce fuor d’acqua, complice un goccio di vino che ha effetti disinibitori, accetto l’invito mi getto nella mischia, anche se pago pesantemente il viaggio a causa della guida sportiva dell’amico tunzettaro di turno, con Audi A4 d’ordinanza (ovviamente colore bianco, anch’esso ormai d’ordinanza), che sgassa eccessivamente e mi devasta con una musica al limite dell’intollerabile (fondata su un ritmo che si ripete ciclicamente, senza variazioni, per 4 ore sovrastato da rari frasi di tastiera).
Con lo stomaco sottosopra, dopo una ricerca del posto auto durata 1 ora (fra bestemmie, urla, infamate e cotillon agli altri automobilisti), finalmente approdo all’ingresso della disco dove due buttafuori, con fare minaccioso, mi guardano e mi fanno passare. Forse non hanno gradito il look un po’ casual, privo di camicia nera d’ordinanza, col capello non curato e senza tatuaggi e orologioni d’oro in vista. Comunque sia passo.
Entro e di colpo non sento più nulla di quello che mi dicono gli amici, e di conseguenza cado nel silenzio limitandomi ad osservare. La discoteca è composta da una grande pista centrale intorno a cui si notano varie zone che fungono da sorta di salotto e bar. La musica pompa e dietro una consolle tre tizi giganteggiano. Uno muove le mani su delle piastre con dischi, due hanno in mano un microfono e urlano frasi che però restano sommerse dalla musica. Sui lati della pista è in atto un ‘passo’ quadrangolare che mi ricorda quello del Corso ad Arezzo la domenica pomeriggio o il sabato sera. Solo che lo spazio è meno, e la gente è la stessa (proprio la stessa!), e perciò non si riesce ad andare avanti se non a spintoni. La gente si muove a gruppi, formando dei cordoni per non perdersi. Le ragazze si tengono per mano, e vanno avanti con lo sguardo un po’ assente, quasi come se stessero facendo un lavoro. Nessuno si ferma mai, e continua a girare in questo percorso. Guarda gli altri, dà una o due spallate, e va avanti.
Rarissimi i capannelli di gente ferma che parla. Probabilmente perchè non si sente niente. Nei divani solo cappotti. Al bar c’è la fila.
Ah, ho dimenticato di dire che di tutta questa gente il più adulto sono io, che ho 21 anni.
Al centro della pista un capannello di circa 100 persone balla animatamente intorno ad un piedistallo (dicasi: cubo) in cui due donne con solo reggiseno e mutanda leopardata danzano selvaggiamente. Noto che non sono affatto brutte, hanno dei bei fisici scolpiti e delle rotondità molto attraenti, ma la situazione è un po’ comica visto che le due bellocce avranno come minimo la mia età, ma anche 23 o 24 anni, ma sono contorniate da 16enni che le guardano inebetiti. E te credo…poracci…
Dopo circa due ore di questo tenore, nelle quali dopo aver osservato da ogni angolatura possibile il bel sedere delle due pollastre (e che altro avrei dovuto fare? continuare a girare in cerchio con i miei amici?) mi sposto a tentare (solo tentare) di prendere una bevanda al bar, ma dopo aver constatato che c’è troppa fila. Torno indietro. Arriva di colpo il mio amico tunzettaro che mi fa ‘Andiamo dai, è l’ora’
Usciamo, prendiamo un panino alla salsiccia all’esterno della disco, e ripartiamo.
La domanda della serata, a parte la costatazione che tutta sta droga e tutti questi ubriachi raccontati dai TG io non l’ho visti, è questa. “Cosa spinge due donne di (credo) almeno 23-24 anni a passare il loro sabato seminude su un cubo e danzare in mutande di leopardo di fronte ad un centinaio di 15enni con gli occhi di fuori?”