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“A cena non venite, si va da sole, bisogna festeggiare la Festa della Donna!“. Patti chiari, amicizia lunga. “Ci si vede dopo, voi intanto mangiatevi gli avanzi freddi di quel che c’è in casa e mascheratevi“. Le donne di casa nostra (buco da universitari di pochi mq in cui si abita in 6) hanno risolto così i dubbi sulla coincidenza fra la loro festa e l’ultimo di Carnevale: cena da sole, dopocena tutti insieme.
Meglio così: dopo un 4 salti in padella cotto male e un tentativo di raccattare un kebab dell’ultimora all’angolino sotto casa (una cena all’insegna del silenzio degli Uomini soli stile-Pooh) sono iniziate le procedure di travestimento di noi maschi: di colpo Gheddafi, SuperMario e un imprecisato uomo carcerato si sono materializzati nella nostra mini-abitazione.
“Belli, bell’idea davvero, stasera ci si diverte!“. C’era molto ottimismo.
Con grande verve ci siamo quindi presentati all’appuntamento con le coinquiline. Una volta arrivati ovviamente non c’erano ancora. Aspetta che t’aspetto dalle 23 si sono fatte le 23.30 e abbiamo iniziato le prime chiamate. “Arriviamo arriviamo” la risposta frettolosa con bocca che pareva un po’ impastata… avvisaglia di quello che nessuno di noi maschi avrebbe mai osato prevedere.
Alle 0.30 le tre donzelle sono giunte infatti sul posto in evidente stato confusionario, con una parlantina ben oltre quella consueta, effetto di una prima parte della serata con cena e karaoke.
Che fare? Che dire? Niente, si va sul posto che si era scelto senza far polemica: noi vestiti da scemi, loro vestite come sempre. Alla faccia della solidarietà.
Solidarietà che certo non aumenta dopo, con le 3 donzelle sparite una ad una dal nostro controllo con scuse varie e finite fra le braccia di alcuni baldi giovani.
Insomma, ci hanno lasciati soli. Per questo adoro le donne.
Di questa serata ricorderò solo due cose.
La prima è l’altissima percentuale di uomini vesiti da donna (anzi, da “donna di facili costumi”) e di donne vestite da “donna di facili costumi”. Sarà stato l’effetto Ruby? Probabile. Purtroppo non siamo riusciti ad arginare la moda del burlesque, che l’ha fatta veramente da padrone. Al secondo posto l’Unità d’Italia, celebrata in modalità varie.
Poi ricorderò il caldo soffocante, enfatizzato dal parruccone gheddafiano e dalla imponente giacca militare, contrapposto al – 5 esterno. E ancora ricorderò il fumo interno al locale, nonostante il divieto di legge.
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