{rokbox title=| :: |}images/rubegotti.jpg{/rokbox}E ci andremmo volentieri a lavorare. Solo che ci vorremmo andare preparati, con le conoscenze che ci serviranno per fare bene i nostri futuri mestieri, con quel minimo di pratica senza la quale non si può neanche iniziare a pensare ad un lavoro. Penso che questa sia l’unica risposta possibile agli ‘scettici’ della protesta studentesca di queste ore. Prima le superiori, poi le università. Tutti contro la Riforma Gelmini, che spacca e divide, e su cui la politica mette il cappello.
So bene che scioperi, autogestioni e occupazioni sono per molti ggiovani (di quelli con due G) occasioni di puro divertimento, relax nullafacente, e che per tanta parte di chi protesta la Gelmini è un’entità astratta di cui si conosce al massimo il nome di battesimo. E’ vero che forse sarebbe l’ora di inventarsi qualche forma di lotta più al passo coi tempi, che possa fare notizia uscendo da logiche di 40 anni fa.
Ma se qualcuno protesta perchè veramente vuol protestare, mettiamo anche il 20% del totale, ma sono certo che sono moltissimi di più, non si può far finta di niente o invocare gli sgomberi stile ’68. Specialmente da parte di chi ce l’ha tanto col ’68 e che imputa ogni male dell’università di oggi ai professori baroni di sinistra. Altra entità astratta. Io vedo solo prof Baroni, semmai, e la sinistra non c’entra. Allo stesso modo non si può continuare a far credere che all’università vada tutto bene. E nemmeno che si risolvano le questioni con le proposte della Gelmini.
Basta. Alla mia facoltà (non è ad Arezzo, ma importa poco, credo che il problema sia abbastanza comune ovunque) non funziona niente. A certi corsi siamo in 400. Le Segreterie non ti danno mai una mano, spesso ti fanno solo perdere tempo e incazzare. Si naviga alla cieca, in mano alla sorte. I corsi perdono costantemente di livello. Non c’è modo di prepararsi con qualcosa che vada oltre la lezione classica. Niente prove di laboratorio, nessuna possibilità di approfondire in modo pratico. Niente. La prospettiva unica, poi, è quella di entrare come ricercatore, con 4 soldi e tanta polvere da mangiare, oppure buttarsi (impreparati) nel gorgone del mondo del lavoro.
Allora…abbiamo diritto di protestare o no?