Bisogna proprio tornare ai tempi dei Romani per capirci qualcosa.”Compagno”, è una antica parola germanica, transitata nel latino parlato dalle classi subalterne dell’Impero. Essa denominava i membri di una stessa mensa: ovvero i soldati che consumavano insieme il rancio. Dopo le esercitazioni, le marce ed i combattimenti. La solidarietà conviviale ed il medesimo inquadramento stabilivano legami strettissimi. C’erano: lo spirito di corpo, la consuetudine alla confidenza reciproca favorita dal mangiare e bere insieme, la conoscenza profonda dei caratteri che solo una costante frequentazione consente.
Le organizzazioni operaie fecero proprio lo spirito migliore di quei legami. Quale che sia la propria opinione sulla storia e le vicende del movimento operaio, bisogna avere uno spirito davvero meschino per non riconoscere tale ricchezza umana. I contendenti della disfida di Cortona, purtroppo per loro, danno mostra di non aver mai intrattenuto legami che testimoniassero i reali valori sottesi alla parola: compagno.
Che ragione hanno di usarla come un corpo contundente? Si chiamino come gli pare: la distanza tra la denominazione e la cosa sarà sempre inferiore a quella che li separa dalla grandezza della parola: compagni.
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